Sì, aderisco senza riserva al progetto 2eurox10leggi, che trovate qui e anche in un post della 27Ora.
E mi perdoneranno le altre se voglio soffermarmi sulle piccole, piccole cose. Perché sono convinta che una vera parità pubblica non sia possibile se non inizia dalla parità privata, quella fra le mura di casa.
Per questo partirei dai punti:
1. Legge per il congedo obbligatorio condiviso. Introduzione del concetto di paternità obbligatoria.
7. Leggi per il finanziamento della costruzione di asili nido di piccole dimensioni ma diffusi sul territorio, e per i tempi pieni di qualità nelle scuole primaria e secondaria di primo grado.
8. Legge che deliberi reali sostegni a tutte le tipologie di nuclei familiari con figli o con anziani a carico. Rivedere anche la legge sulle pensioni di reversibilità che ha danneggiato soprattutto le donne.
Non perché gli altri siano meno importanti; solo perché, appunto, i grandi cambiamenti iniziano dalle piccole cose e in Italia, dove la società è modellata sull’esempio della famiglia, ancora di più. Sì, lo so: ci siete anche voi, padri e compagni consapevoli, pronti ad affrontare la paternità con un’equa distribuzione dei pesi, a fare la vostra parte quando le cure da prodigare non sono nemmeno piacevoli come quelle ai bambini ma coinvolgono genitori e parenti anziani. Ma siete una minoranza, oppure vivete all’estero e avete donne meno sciocche di noi.
Perché anche io, se fossi un datore di lavoro, avrei molti dubbi in Italia ad assumere una donna con figli o in procinto di farli se pensassi, come è nella realtà , che tutto il peso della creatura sarà sopportato da lei con conseguenti ritardi, assenze, problemi a presenziare a riunioni che vadano oltre le 18, lavori svolti con la testa parzialmente altrove perché oddio, la babysitter sarà in grado di dargli la giusta dose di tachipirina?
Perché anche io se fossi un uomo, un padre, abituato a gestire i figli quei dieci minuti al giorno tra la cena e la nanna penserei che è quello il modo corretto di vivere la paternità . Perché la cosa più difficile è spezzare il circolo vizioso delle abitudini.
Perché è colpa nostra, senz’altro. Sindrome da superwoman, da crocerossina, necessità di crearsi un ruolo inattaccabile, luogo comune da gli uomini sono deboli, bisogna aiutarli. Pensieri ricorrenti da se non lo faccio io, allora chi?
Liberiamoci da questo giogo che ci fa credere di essere indispensabili. Non lo siamo. Non reggiamo il mondo sulle spalle, modello Atlante. Se ci spostiamo un po’ più in là , non cade nulla; solo, chi non si è ancora preso la sua parte di responsabilità imparerà a farlo. Noi, da parte nostra, dovremo accettare di non essere più il pivot attorno al quale ruota la vita e il benessere della famiglia. Siamo pronte? Forse è questo l’ostacolo maggiore.
Quindi, ben vengano le leggi, sono qui per fare la mia parte. Ma prima ancora, mettiamo in pratica la legge numero 11: liberiamoci dalle leggi cosiddette morali che albergano nella nostra testa di donne e di madri.
Proviamo a diventare (a ritornare?) persone.
Mah io sarei anche d’accordo ad una condizione che le aziende venissero sgravate dai costi. Io ti conservo il posto di lavoro e quando torni riprendi il tuo lavoro ripartendo con la stessa quantità di ferie che avevi accumulato al momento del congedo lo stesso TFR senza i ratei maturati per la la 13ma e 14ma ed il tuo stipendio lo paga lì’inps e non l’80% ma il 100% perchè in una microazienda la gravidanza è già un “trauma” se hai la donna, pensa se anche l’uomo….