Lo so: sono in ritardo, continuo a comprare, ricevere e leggere libri, ma non ho più il tempo di scriverne, chissà quanti me ne son dimenticata in questi mesi. Però adesso ci riprovo: chiedo venia per le foto, ambientate dove capita e tutte sfocate, per par condicio: i libri sono già sparsi tra Milano e la casa al mare. Però sono tanti e, spero, per tutti i gusti. Non li ho letti tutti: lo specifico in ogni mini recensione. Ma sono tra quelli che può aver senso portare in valigia o caricare sul Kindle prima di partire. Pronti? Via.
Gli ultimissimi (acquistati dopo la pubblicazione del post)
Americanah l’ho visto consigliatissimo nelle bacheche Facebook di persone che stimo molto; in più, dell’autrice ho letto il bel pamphlet Perché dovremmo essere tutti femministi. È stato sufficiente per acquistarlo al volo (sì, il passaparola online funziona davvero.)
Ai piani bassi l’ho finito i due giorni sotto l’ombrellone. Comprato a causa della mia recente ossessione per Downton Abbey (oddio, e ora come faccio che la sesta serie la stanno ancora girando? Quanti mesi dovrò stare senza?). Mi è piaciuto tanto: leggero nonostante l’argomento, pervaso da un delizioso umorismo british, acuto e distaccato. Ed è anche un vero documento storico sulla situazione della servitù in quegli anni.
Uomini senza donne, la raccolta di racconti di Murakami, l’ho aperta due giorni fa e non sono riuscita ancora a posarla. La sto finendo. È bellissima. Io non amo tutto ciò che scrive a prescindere, anzi; molti titoli mi hanno lasciata abbastanza fredda. Ma questo, questo sì. Scalda il cuore ed è scritto così bene da piangere.
Avete presente il detto “Don’t judge a book by its cover”? Ecco, è esattamente ciò che ho fatto io con Il gatto venuto dal cielo. Non ne sapevo niente, mea culpa. L’ho visto passare online – “Se hai letto questo, ti piacerà anche quest’altro”, avete presente? – e tra il titolo e la copertina, non ho potuto fare a meno di acquistarlo. Molto curiosa, lo tengo come piatto forte.
In arrivo, cioè in mano al corriere
Riparare i viventi di Maylis de Kerangan, perché lo consiglia fortemente Alessandra Tedesco che di libri ne sa e ne parla da anni su Radio 24 e, atteso con grande scimmia, il 27 agosto, il nuovo di Maggiani che, mi dice Adolfo Frediani di Feltrinelli, è meraviglioso. Non ho dubbi, con Maggiani vado sulla fiducia (sì, il passaparola funziona. Se arriva da persone che stimi e del cui gusto ti fidi. Se è, in una parola, rilevante).
Quello che sto leggendo ora
Non ho mai amato particolarmente Banana Yoshimoto: ho letto Kitchen quando lo leggevano tutti, ho detto “meh?” e ho lasciato perdere. La sinossi di questo, però, mi intrigava e ho avuto ragione. La relazione tra i due protagonisti, il distacco straniante, la presenza ossessiva dei genitori e dei ricordi d’infanzia: un sì pieno.
Nella mia valigia
Il regno l’ho preso e abbandonato mesi fa. Inizio folgorante, poi ho fatto fatica. Splendido, ma necessita di silenzio e concentrazione. Quelle che spero di trovare in vacanza, almeno a tratti.
All’origine del gusto è un bellissimo saggio (anche molto ben illustrato) sulla neurogastronomia, ossia in due parole, il legame tra cibi e e preferenze alimentari e cervello. Soddisfa il mio lato foodie, è interessantissimo. Certo, è un po’ come certi bilocali mansardati di Milano: per amatori. Ma se amate il genere, è perfetto.
I sogni delle donne me lo hanno consigliato gli amici di Utet, non l’ho ancora aperto, ma si presenta molto bene. Trattasi di sogni in senso onirico, eh, non di Gucci di saldo del nostro numero. Cose serie, per favore.
Amo molto la Ballestra e questo Amiche mie, che ruota attorno alle chiacchiere e alla vita di un gruppo di madri i cui figli frequentano la stessa scuola l’ho sentito molto mio. Avrei potuto scriverlo, per dire. Molto vero, zero manierato, scatta l’identificazione immediata, anche tuo malgrado.
Curarsi con i libri è un meta-libro. Suggerisce il volume giusto per ogni affezione del corpo e dello spirito, cosa chiedere di più?
Godetevi la corsa è Welsh, serve altro? Welsh al suo welshest. Non mi ha folgorata come La vita sessuale delle gemelle siamesi (non l’avete letto? Siete ancora qui? Muoversi, via!), ma per chi lo ama, va bene così. Sboccato, volgare irriverente, fastidioso e geniale. Leggetelo.
Correre è una rivoluzione è proprio quello che sembra: un manuale per runner. Lo tengo per, ehm, consultazione. Se vi state chiedendo cosa mi sia successo, leggete qui.
Infine Funny Girl di Roddy Doyle Nick Hornby (dove ho la testa?), ancora da leggere. È Nick Hornby, è estate, va bene così.
(Anche) per lavoro
I tweet di Cicerone è bellissimo: da fautrice del “nessuno ha inventato nulla”, non posso che sposare il bel lavoro di Standage che va a ritroso per trovare esempi di comunicazione sintetica e rapida. Leggetelo e iniziata a dubitare dei paraguru che affollano il web e hanno scoperto l’acqua calda.
Quello di Marchiori, super cervello che ha creato l’algoritmo alla base di Google, per ora l’ho solo sfogliato, si presenta bene, però, dai, quel titolo: una frase vista e rivista centinaia di volte sul web, condivisa su Facebook alla stregua dei gattini, che non faceva ridere neanche anni fa. Non potevate fare qualcosa di meglio e di più originale? Anche perché il contenuto è alto e ambizioso, e il titolo fuorviante.
Reputation Economy è molto interessante: forse un po’ tecnico per i non addetti ai lavori, ma alcuni capitoli sono utilissimi per tutti, per comprendere il peso e l’importanza delle tracce che lasciamo in rete ogni volta che scriviamo, commentiamo, condividiamo qualcosa. E l’impatto che possono avere sulla nostra vita, lavorativa e non.
Modera i toni è uno smilzo librettino scritto da un linguista che ho intervistato tempo fa, da sempre specializzato nell’analisi della comunicazione via mail. Interessante, ma con una domanda: ha ancora senso oggi preoccuparsi (molto) delle email? Non so.
Atlante delle cose nuove racconta il mondo che cambia in 48 parole: bella idea e interessante svolgimento, soprattutto se come me siete interessati alla (socio)linguistica. Sì, c’è anche hipster.
Per gattare
Non li ho ancora letti, ma potevo non portarli con me? Anche solo per rimirare la copertina? Quattro chiacchiere con la mia gatta sarà il primo (perché ho avuto quasi sempre gatte e a ancora le rimpiango), ma anche il gattone bianco e nero de La storia di Solomon mi ispira molto; un micio che segue e in qualche modo aiuta una famiglia nei suoi momenti più difficili. Chi è gattara sa che succede proprio così. Miao.
Lo sapete: non sono una fan del mommyblogging, soprattutto quello che si prende troppo sul serio. Enough is enough. Però il libro di Riccarda Zezza, che ho finalmente conosciuto di persona dopo anni di incroci virtuali, mi interessa per l’approccio. La maternità vista come un crearsi e rafforzarsi di competenze e doti organizzative (a volte anche obtorto collo) che possono essere riutilizzate sul lavoro. E anche perché coinvolge i padri.
Viaggio intorno alla maternità è tagliente come un rasoio e molto, troppo sincero. Leggetelo solo se sgombre da pregiudizi e non appartenenti alla cerchia delle mamme blogger di cui sopra.
Dovremmo essere tutti femministi è un pamphlet, nato da una Ted Conference, che sta avendo un successo strepitoso. Regalatelo a figlie e amiche adolescenti. Serve sempre fare un passo indietro per ricordarsi come dovrebbe essere il mondo. Ne ho parlato anche qui.
Da ombrellone
Insomma facili, disimpegnati, che scorrono veloci. Non li ho letti tutti (e probabilmente non lo farò), però ve li segnalo se avete posto in valigia. La Ferrante in primis: potete sopravvivere senza aver approcciato la tetralogia di cui si parla da mesi? No, infatti. Allora, il primo volume è magnifico. L’ho bevuto in due giorni, tanto che, in mezzo al mare in crociera, ho scaricato il secondo e l’ho letto sull’iphone, perché non avevo altro device. Raramente mi viene una scimmia del genere per un libro. Purtroppo, il terzo e quarto volume non mantengono la stessa tensione e mostrano un po’ di stanchezza, però alla fine arriverete comunque, non fosse altro che per sapere come va. Irrinunciabile.
La saga di After, fan fiction da record (ispirata agli One Direction, nata online, letta da più di un miliardo di persone nel mondo, chissà se la fascetta l’hanno vista quelli di Fascetta Nera) non è esattamente my cup of tea, però insieme a Grey (che non figura qui, ma è un altro irrinunciabile da ombrellone, vedo), si candida a essere il più visto sulle sdraio.
M’incuriosisce la Guida astrologica per amori infranti: trentenne single non per scelta (e chi lo è davvero?) che s’affida all’astrologia per trovare un compagno. Amore, zodiaco, vita quotidiana, c’è tutto, Repubblica dice che sarà il bestseller del 2015, vediamo, let’s give it a try.
La Dunne è implacabile: sforna un romanzo all’anno, puntuale come l’anticipo Iva. D’altronde, quando l’ho incontrata, mi ha detto che scrivere per lei è un lavoro come quello d’ufficio: tutti i giorni, almeno sei ore con costanza e regolarità . Scrive bene, parla di donne, è una simpatica signora irlandese. Non riesce più a replicare la forza di La metà di niente, ma perché no?
L’ora di lettura l’ho scoperto perché ho lavorato alla sua promozione. Al di là della storia d’amore contrastata tra una bionda ragazzina ricca e un mulatto figlio della cuoca, è bello il subplot di una relazione che si sviluppa leggendo libri proibiti per l’epoca e tutto il contorno delle superstizioni della madre di lui, dallo scoprire il carattere delle persone guardando le loro orecchie alla tradizione di mettere un chiodo in un vaso per ogni errore commesso. Interessante.
Al ritorno
Comprato e, nonostante una febbrile voglia di decluttering, ancora non letto. Quale momento migliore di aprirlo che il ritorno dalle vacanze, tra valigie da disfare, lavatrici a ciclo continuo e il pensiero del temibile cambio armadi che incombe?
A breve, i libri per le vacanze della settenne.
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Leggi anche: tutti post dal comodino
Ciao Barbara, intanto grazie per questo post (o dovrei dire, grazie per questo blog?). Da appassionata lettrice e bookblogger ne ho tratto un sacco di titoli in più per la mia oramai interminabile wishlist. Anche solo averli nella libreria (o sull’e-reader) mi riempirà di gioia e mi darà conforto :)
Non vorrei sembrare troppo precisina, ma c’è un piccolo errore in uno dei titoli che hai segnalato. Funny Girl è di Nick Hornby e non di Roddy Doyle. Due miti indiscussi, che amo alla follia (un po’ più il libro del secondo, tant’è). Ecco, niente, solo per dire. ;)
Ciao Beatrice, ma certo! Dev’essere il caldo. E il fatto che, come avrai capito, i due autori nella mia testa sono molto simili. Grazie, correggo subito.