Sono passate quasi tre settimane. Tempo di bilanci, da quando il cocomero che mi portavo in giro è adesso una bimba che cresce a vista d’occhio. Chiariamo subito una cosa: non è vero che la pancia “manchi”, come ho sentito dire. Almeno, non a me. Non ci ho mai visto niente di particolarmente bello, la trovavo scomoda e francamente pesante. Ma la fase del post partum ha i suoi lati positivi e negativi. Ecco i miei.
Lati positivi
– Ti togli la curiosità di vedere che faccia ha tua figlia. Nel mio caso, poi, avendo fatto un clone, ho solleticato pure vanità ed egocentrismo.
– Puoi iniziare a soddisfare le sempiterne ansie da prestazione femminili guardando quanto cresce, com’è bella, e le cose nuove che fa ogni giorno (al momento quasi nulle, ma ovviamente tu credi di vederle).
– Nessuno ti riempie più di calci gli organi interni e torni a essere te stessa. Io al momento ho pochi etti in più di quando sono rimasta incinta. Pancetta rilassata a parte, direi che sono uguale, ed è un bel sollievo. Riesco a muovermi e a girarmi nel letto senza l’ausilio del bigo.
– Avendo qualche (assolutamente indispensabile) aiuto, riesco a lavorare, riposarmi, uscire, truccarmi, vestirmi con qualcosa di diverso dalla tuta. Per mia mamma: santa subito.
– Avendo un’enorme, unica ansia e solo pensiero dominante, ti togli tutte le altre, tipo cosa cucino, la casa è sporca, il frigo vuoto e i capelli non sono in piega. Ti prendi il lusso di riposarti appena puoi perché “Per sei settimane dopo il parto si è più deboli” (verissimo, comunque; alla sera mi sento ancora uno straccio).
– Le persone sono diventate tutte incredibilmente gentili. I miei vicini di casa fanno a gara a chiedermi come sto, a portare regalini e informarsi sulla bimba. Da notare che, dopo anni che vivo qui, ci salutavamo appena. Vecchi amici di Genova o conoscenze lontane dei miei hanno riempito mia madre di regalini da portarmi a Milano. Mondo cinico e menefreghista, sì, ma davanti a una nascita, si fermano ancora tutti e nessuno nega un sorriso. Confortante.
Lati negativi
– Le ore di sonno sono tragicamente diminuite. Il mio compagno, che si autodefiniva da anni “Pronto alla paternità ” e bollava come “Stupide esagerazioni” i racconti degli amici neogenitori, ha dichiarato finito l’idillio con sua figlia la seconda notte in cui si è dovuto alzare. La pediatra (o veterinaria che dir si voglia), informata di questo, ha riso di cuore. Io, un po’ meno.
– Il seno è aumentato di due misure. In pratica, due zucche. Contando che partivo da una terza abbondante, montata su un metro e sessanta scarso, non se ne sentiva la necessità . Rischio di cadere in avanti ogni volta che mi alzo da una sedia.
– Sempre a proposito di questo, dopo aver lottato anni affinché gli uomini non mi considerassero solo un paio di tette, arriva mia figlia e si comporta nello stesso modo. Le gioie (ma soprattutto i dolori) dell’allattamento meritano un post a parte.
– Non posso più usufruire delle casse con precedenza gravidanza all’Esselunga. Nessuno mi lascia più il posto sui mezzi pubblici.
– I peli superflui, in gravidanza bloccati dall’overdose di ormoni, hanno ricominciato a crescere.
non c’era una pubblicità con la canzoncina e la pancia non c’è più?
Beh, per l’Esselunga puoi sempre usare un cuscino sagomato come Bree, no? :-)
6 a 5.. vince il lato positivo. (anche se la crescita dei peli superflui potrebbe valere due…)
Io ancora non riesco a sfruttare la gioia di passare avanti nelle file e neanche nel supermercato. Non so perchè, mi sento quasi in colpa O_o
cioè, cioè… mi stai dicendo che non crescono peli in gravidanza?! o_0 quasi quasi…
adesso credo a chi dice che la gravidanza è un miracolo ^^ fa parlare i vicini di casa ^^
Maddai che figata che in gravidanza i peli non ricrescono più!!!
Ecco un lato superpositivo per restare incinta.
Hai ancora solo pochi etti da smaltire? E allora “suocera che facevi i paragoni con la Seredova, tiè”.
A me sembri decisamente felice e entusiasta per Blimundina!
…e anche molto “dolce e caparbia” e soprattutto ironica come sempre!
Sara: vale anche tre!
PourParle: scherzi? Sfrutta, sfrutta, e sgomita pure. Quando ti ricapita?
lotho e girl: giuro! Crescita zero o quasi. E vicini di casa gentili, doppio miracolo.
Marina …però il seno è *enorme*!
Cristiana: entusiasta a tratti, caparbia e ironica sì, è l’istinto di sopravvivenza :-)
Boh, forse è perchè già si vede ma la gente ancora non s’azzarda… E poi non è che si abbia la precedenza obbligatoria, dicono che sarebbe meglio far passare. Chissà, magari quando troverò qualcuno così gentile da farmi andare avanti dopo prenderò coraggio…
Quindi al termine dell’allattamento e con il rientro delle tette a dimensioni normali sarai pure più magra. “suocera tiè, tiè, tiè”. Mi scuso con il figlio della suocera, ma si sa la mamma di lui è sempre una suocera. La mia la vigilia di Natale da ormai cinque anni invita, prega tutti di andare con le lacrime agli occhi e poi scodella solo un piatto anconetano che io detesto e il cui solo odore mi dà la nausea. Avvisata con le dovute maniere e con il massimo della gentilezza offrendomi di portare io qualcosa ha fatto finta di nulla per 1,2,3 anni. Al quarto, temendo ulteriore digiuno mi sono portata quella che a Milano chiamano la “schiscetta”. Si è offesa. E togliamoci qualche soddisfazione allora!
Scusa la pedanteria, ma metto avanti subito un’informazione FONDAMENTALE: solitamente, è vero che allattando si può mangiare tutto quello che cavolo si vuole e non si ingrassa…
Però questo è vero solo finché si fa allattamento ESCLUSIVO, ovvero si sta gran parte della giornata con le tette al vento a ritmo assolutamente selvaggio e senza orari. Non appena il pupo comincia a prendere anche qualcos’altro e a diradare le poppate, le cose cambiano.
Io ci sono rimasta ampiamente fregata con la prima figlia, quando sono andata avanti a oltranza senza starci attenta per niente, dando per scontato che anche dopo l’inizio dello svezzamento, finché le tette continuavano ad essere in produzione, non si ingrassasse più. Col cavolo. Godersi i primissimi mesi anche per quello, strafregandosene delle diete e di tutto… ma al primo cucchiaino di di qualsiasi altra cosa, rientrare in riga immediatamente!
E’ esattamente quello che ho intenzione di fare con il secondo allattamento… e infatti, dopo cinque mesi di onoratissima tetta esclusiva, non ho ancora il coraggio di decidermi a mollargli nemmeno un assaggino di frutta, perché so che rappresenterà la fine di un’epoca. :(
saluti
Lisa
Scusate per pura curiosità, ma mi spiegate questa storia dell’allattamento a richiesta, che va tanto di moda, come si concilia con la necessità (purtroppo) di lavorare? Cioè nella mia famiglia è stato applicato dalle due cognate, una non lavora (beata lei, coglione il marito che lavora per due) l’altra è dipendente pubblica quindi ha preso maternità e aspettative. Ma se una fa la libera professionista o è a “cottimo”?
tra un cliente e l’altro?
Marina… non è che l’allattamento a richiesta “vada di moda”, è che è sempre stato previsto dalla biologia della nostra specie, esattamente come il camminare eretti o il respirare coi pomoni invece che con le branchie. Tentare di forzare gli orari non è che sia immorale, ma semplicemente aumenta enormemente il rischio che l’allattamento fallisca.
Poi, ci sono anche i casi fortunati in cui, anche se si fa qualcosa per forzare, l’allattamento continua a funzionare lo stesso, ma di sicuro il rischio aumenta. E soprattutto… una cosa è tentare di forzare gli orari dopo un mese o due che la produzione si è comunque assestata bene, ben altro è pensare di forzarli subito, in previsione immediata di un ritorno al lavoro precipitoso.
Se si è assolutamente costrette a ricominciare in tempi brevi, si potrà pure tentare qualche compromesso, purché sia chiaro che appunto si tratta di compromesso, e non certo della soluzione migliore.
Poi, per carità, nella nostra società anche senza allattamento a richiesta si campa lo stesso, ma di qui a dire che “è una moda”, mi pare che ci corra un fraintendimento lungo milioni di anni!
saluti
Lisa
Aggiungo: io non sono affatto una tradizionalista nostalgica dei tempi andati, non farei MAI la casalinga, e considero la concezione media della mammitudine italiana una delle peggiori iatture culturali della modernità. Sono anche contenta di aver avuto i figli in età abbastanza matura da non dovermi sentire forzata in scelte di vita categoriche in un’età dalle tante possibilità ancora aperte in più.
Però ritengo che l’esperienza di immergersi per qualche mese in un lento e indolente limbo di maternità-e-basta sia un passaggio estremamente costruttivo per qualunque donna, e tanto più proprio per quelle abituate da decenni a muoversi tra mille impegni a velocità frenetica.
Insomma, mi sono trovata a pensare che la riscoperta della propria mammiferitudine, anche in mezzo a tutta l’emancipazione contemporanea e SENZA NEGARLA, sia una rivendicazione importante da fare in positivo, e non come limite o compromesso…
Boh, adesso scrivo all’impronta, poi approfondirò sul mio blog…
saluti
Lisa
Così chi è costretta a tornare a lavorare per campare si dovrà sentire in colpa tutta la vita? Comunque mi sembra che le teorie sull’allattamento siano cambiate varie volte nel corso degli anni. Ricordo il romanzo di una scrittrice americana (“Il Gruppo”) che raccontava appunto, fra l’altro, di un allattamento al seno “a richiesta” negli anni ’30.
Ribadisco da parte mia che molte donne di mia conoscenza si sarebbero molto volentieri immerse per qualche mese in un “lento, indoltente limbo di maternità e basta” però la cruda realtà della vita (leggi bollette, mutuo, costi del pupo in sé stesso) le ha costrette ad altre scelte. Non voglio entrare in polemica con te, Lisa, però mi sembra assurdo che la medicina (ed anche una certa scuola di pensiero esterna) proclami l’assoluta superiorità ed imprenscindibilità dell’allattamento al seno “a richiesta” e poi in effetti la società civile se ne freghi bellamente. Prova a lavorare in un’azienda privata (non illuminata, perché lo so che Della Valle ha la nursery per le operaie) e a chiedere un minuto in più tre 5 mesi 5 di maternità. Non voglio dire che sia ovunque così, questa è la realtà che constato nella mia regione, le Marche.
Scusa, Marina, ma chi l’ha detto che debba sentirsi in colpa LA MADRE?????
Io vorrei semplicemente che chi è costretta a sacrificare qualcosa di così importante e così irripetibile, per ragioni sociali indipendenti dalla propria volontà… almeno sia consapevole di essere COSTRETTA, e magari si INCAZZI anche per questo, e che RIVENDICHI condizioni migliori. Invece di limitarsi a dire che “quella è la norma”, e che le altre siano solo “mode”.
Quanto alla tua citazione degli anni trenta, ribadisco: le teorie possono essere cambiate più volte nel corso degli ultimi 100 o 200 anni, ma l’allattamento esiste da milioni di anni prima, quindi qualunque teoria lascia il tempo che trova.
Nel corso della storia umana, le persone che (per benessere economico e per cultura) potevano seguire una qualsivoglia “teoria”, o potevano sapere che le teorie esistessero, sono sempre state una minoranza risicatissima: la stragrande maggioranza delle madri del pianeta non si è mai posta il problema di cosa dicessero le teorie, ma si limitava ad attaccarsi il pupo alla tetta e basta. E la specie umana si è evoluta così.
Se anche esiste un influsso delle mode, non vuol dire che siano tutte equivalenti, e tutte arbitrarie allo stesso modo: nella mia esperienza di conoscenze personali, quasi nessuna donna che abbia partorito in un’epoca in cui si consigliava l’allattamento a orari fissi è riuscita ad allattare in modo efficace per più di due o tre mesi… mentre conosco moltissime madri che, allattando a richiesta, sono riuscite a portare avanti la cosa per tutto il tempo che hanno voluto. Un po’ di differenza esisterà.
Quanto al fatto che sia ingiusto che “la medicina non si adegui alle esigenze della società civile”, non so cosa dire: non è che sia stata la medicina, a decidere a tavolino che allattare a richiesta è meglio… ma questo è un dato di fatto che discende direttamente dall’evidenza biologica, non ci si può fare nulla. Semmai sarebbero le abitudini sociali a doversi adattare alle evidenze fisiologiche, non il contrario.
La nostra vita è strapiena di cose che farebbero molto bene alla salute, ma che per mille motivi non possiamo permetterci. Questo non vuol dire che NON SIA VERO che facciano bene, o che siano solo una moda, o che anche se fanno bene non bisogna dirlo per non rischiare di far sentire a disagio qualcuno, non credi?…
saluti
Lisa
Per quanto riguarda l’allattamento, non avevo idee preconcette: ho provato, e la bimba per ora chiede di mangiare ogni 3 o 4 ore, direi che va benissimo così. Ma non ho comunque molto latte, per cui devo integrare. Al di là di questo, penso che le “mode” c’entrino: oggi si tende ad essere estremamente bambinocentrici per cui il grande ritorno dell’allattamento a richiesta rientra in questa visione delle cose. Oltre ai problemi di lavoro (essendo freelance ne so qualcosa, tra pochi giorni dovrò riprendere a lavorare se voglio pagare le bollette) credo però che un minimo di orari faccia bene a tutti, anche alla madre non lavoratrice che può recuperare un po’ di tempo per sé stessa. Un libro molto bello a mio giudizio come Il linguaggio segreto dei neonati insiste proprio sul carattere abitudinario del neonato e di quanto sia importante dargli una routine quotidiana prima possibile. Infine: sogno un mondo in cui ogni donna e ogni madre possa comportarsi come meglio crede e sente, ovviamente nel rispetto del bambino, senza venire additata, paragonata o stigmatizzata per le sue scelte.
Breve replica e poi chiudo perché questo è il blog di Blimunda e non vorrei approfittare della sua cortesia.
Lisa, io non ho detto che la medicina non si adegua alle esigenze della società civile, ma esattamente il contrario. Se la medicina stabilisce che c’è qualcosa che fa bene e qualcos’altro che fa male in questo caso “la società civile” (intendevo “lo Stato” anche se in questi giorni pensare allo Stato, nel senso di Governo, come a qualcosa di civile è un po’ arduo) se ne frega, non pensa di adeguare leggi e normative. Quindi se questa è la cosa migliore a questo punto è chiaro che la può avere solo chi se lo può permettere. Comunque forse corriamo troppo. Ci sono a monte ancora molti problemi da risolvere, perché una mia collega incinta, temendo di non essere valutata in modo obiettivo e di essere esclusa a priori, ha fatto un concorso per un tempo determinato part-time in un ente pubblico, nascondendo la pancia sotto un cappottone ed uno sciarpone.
Ovviamente sottoscrivo l’auspicio sulla libertà di scelta. Però, proprio alla luce di ciò che si è detto sopra, mi sembra che in questa fase sociale ed economica, ad essere maggiormente minacciata, sia appunto la libertà di chi vuole allattare liberamente, a richiesta e magari anche a lungo… e non certo il contrario.
Quanto agli orari organizzati e al tempo per se stesse: ma veramente ti è tornata subito, dopo pochi giorni, la voglia di riprendere a fare una vita più simile possibile a quella di prima? Non parlo di necessità di forza maggiore, parlo proprio di voglia istintiva! Io non ci pensavo nemmeno di striscio, nessuna delle due volte, e ho sempre considerato con malinconia e sgomento l’avvicinarsi del momento in cui avrei dovuto cominciare a farlo per forza!
saluti
Lisa
paniscus: sembrerà strano, ma sì. Non vedo l’ora di tornare alla mia vita, al mio lavoro, ai miei tempi. Sarà che ho passato anche l’ultimo mese di gravidanza a casa a riposo, ma adesso sento proprio l’esigenza di fare (anche) dell’altro.
CE L’HO FATTA! Ho usufruito per la prima volta in vita mia della cassa preferenziale. Sabato stavo troppo male per farmi l’immensa fila. L’ho pure dovuto scrivere sul mio blog. è un vero traguardo :)
MA che barava…..quinta di seno abbondante? Ma perche’ tutte le mia amiche zitellle sui 40 non ne vgliono sapere….vorrei diventare PADRE