L’incidente a Taricone, i limiti dei genitori

Anni fa non l’avrei mai detto, ma per Taricone sono sinceramente dispiaciuta. Soprattutto per la sua bambina. Quando ho sentito la notizia dell’incidente, che lo dava in condizione disperate, ho pensato immediatamente a lei. Anche questo, anni fa non l’avrei mai detto. Raramente mi interessava se una persona nota in fin di vita avesse o meno figli. Adesso che una figlia ce l’ho io, ovviamente è cambiato tutto.
Ne scrivo perché mi ha colpito particolarmente che, nel diluvio di thread apparsi subito dopo lo schianto con il paracadute, tra quelli che lo incitavano a resistere, ce n’erano decine, fotocopia uno dell’altro, che stigmatizzavano la sua scelta di dedicarsi a uno sport estremo pur essendo padre di una bimba piccola.
Per chi è su friendfeed: qui, qui e anche qui.
Lasciando perdere la geniale uscita di Adinolfi, che si commenta da sola, alcune critiche possono essere motivate, per carità. Curiosamente, ma anche no, molte erano avanzate da non genitori.
Spiccava ovviamente l’italico moralismo che alla base ha un non detto strisciante. Suggerisce che un padre di famiglia possa crepare solo volando da un ponteggio o speronato da un pazzo mentre va a lavorare o consumato dallo stress. Una morte perbene; non si muore divertendosi, quando si ha una famiglia; la famiglia è fatica, sudore e sacrificio, altro che svolazzi in paracadute.
Per esperienza personale, un po’ così ci diventi, quando fai un figlio, anche senza moniti esterni. Ti autocensuri, cerchi di evitare attività inutilmente pericolose, curi di più la tua salute, avverti il peso della responsabilità, ti chiedi cosa ne sarebbe di lui o lei se tu, un giorno, eccetera.
Però attenzione. Sempre per esperienza personale (certo, l’essere ansiosa, compagna di un ansioso non aiuta), se inizi ad ascoltare le voci nella tua testa che dicono no, non farlo, e se ti succede qualcosa, e se fosse pericoloso, ecco, non vivi più. Non prendi l’autostrada, viaggi su aerei diversi come la famiglia reale, cerchi di costruire un’inutile campana di vetro che protegga te e i tuoi cari, eviti ogni potenziale rischio, sopravvivi a stento soffocata dall’angoscia. Poi magari quella stordita della vicina del terzo piano dà una gomitata al vaso di gerani proprio mentre tu passi fischiettando per andare a lavorare e olé, addio a una vita di sacrifici e misura, certo.
Io da due anni a questa parte cerco disperatamente di capire cosa possa aiutare un genitore a continuare a vivere. Forse credere in un dio, oppure un bravo psicologo, o lo yoga o una sana dose di fatalismo o un’iniezione di leggerezza, non lo so. Tutte cose che non possiedo, attività che non pratico, purtroppo.
Quindi vi prego, prima di pontificare dall’esterno su ciò che un padre o una madre possono o non possono fare, su quello che il loro ruolo impone, fermatevi a riflettere.
Io credo che chiunque abbia figli, se decide di praticare uno sport estremo o prendere dei rischi per la salute o altro, alle conseguenze ci abbia già pensato e strapensato. E se comunque vuole farlo, sia giunto alla conclusione che un genitore pauroso e frustrato, che vive nel terrore della disgrazia imminente e trasmette ansia anziché sicurezza, come esempio per un figlio sia peggio di chi pratica un’attività pericolosa per il senso comune, non per la statistica.

————————
I commenti su Friendfeed

99 thoughts on “L’incidente a Taricone, i limiti dei genitori

  1. un attimo, bli: non sono paragonabili i numeri bruti, con le percentuali (o "le statistiche" di cui parli nel post) il discorso cambia. la probabilità d’incidenti in quota è vistosamente più alta — e lo sottolineo anche da paracadutista, perché mi pare importante l’informazione a riguardo sia corretta. ciò detto, per me il senso della tua riflessione resta sacrosanto.

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  2. un attimo, bli: non sono paragonabili i numeri bruti, con le percentuali (o "le statistiche" di cui parli nel post) il discorso cambia. la probabilità d’incidenti in quota è vistosamente più alta — e lo dico anche da paracadutista, perché mi pare importante l’informazione a riguardo sia corretta. ciò detto, per me la tua riflessione è sacrosanta.

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  3. un attimo, bli: non sono paragonabili i numeri bruti, con le percentuali (o "le statistiche" di cui parli nel post) il discorso cambia. la probabilità d’incidenti è vistosamente più alta — e lo dico anche da paracadutista, perché mi pare importante l’informazione a riguardo sia corretta. ciò detto, per me la tua riflessione è sacrosanta.

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  4. Umbe, sì ma no. La cosa complicata è proprio questa: far crescere un figlio nascondendo le proprie ansie. I figli percepiscono l’ansia, anche se è dettata dall’amore, sempre ansia rimane e fa male, molto male.

  5. @sere, e da quando i miei genitori vogliono aerei separati? quando ero piccolo volevano morire tutti con me (e bevevano come matti prima del volo per non accorgersi di niente)

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  6. Valentina*, non ho idea del numero di morti causati dal paracadutismo sportivo, se così si chiama, la mia percezione è che siano nettamente inferiori a quelli sulle strade sia come numeri bruti che come incidenza percentuale sul numero totale di chi lo pratica. Ma in ogni caso, come hai sottolienato tu, non era questione di numeri.

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  7. un tempo io volavo con l’ultraleggero ed avevo un poco di paura e questo indisponeva gli altri piloti, Rubbia quando ha ricevuto il nobel ha detto “spero di poter continuare a commettere degli errori anche ora che ho avuto il nobel”, purtroppo in certi sport se ti sbagli ti fai male e anche peggio e la famigllia che lasci nella sofferenza, io gli sport pericolosi comincierei a chiamarli con un un qualche altro nome, il consumismo può andare bene ma non facciamoci fregare.

  8. scusate la divagazione:
    e poi siamo veramente sicuri che gli sport estremi siano quelli dove si muore di più?
    non vado a cercarmi le statistiche ma mi sembrano più frequenti gli incidenti mortali in auto.

    Detto questo, la visione e il messaggio del film di animazione “Alla ricerca di Nemo” è illuminante.

  9. La cosa bella è che tutto questo è stato discusso (molto bene) in una puntata de "La vita secondo Jim" :)

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  10. Io vivo la situazione al contrario. Dopo essere diventato padre vivo molto più rischiosamente (capirai che rischi, ma rispetto a prima..). Ma mia figlia ha una distanza limitata di 25 mt. nei parchi pubblici. Al mare passiamo a 10mt.

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  11. avete una doppia vita come batman, o negli ultimi due anni ne avete preso tipo uno, e shorthaul?

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  12. Secondo le statistiche probabilmente è vero che muoiono più persone in incidenti d’auto che cadendo col paracadute, ma se molte volte gli spostamenti in auto sono indispensabili (lavoro, famiglia, etc…), il volo col paracadute non l’ho mai sentito prescrivere da nessun medico come cura indispensabile! Non nascondiamoci dietro a un dito. Gli sport estremi ci sono perchè c’è gente che li pratica, e questo mi sembra giustissimo perchè ognuno deve sentirsi libero di esprimere le proprie velleità come crede. Sottolineo solo che, come nel caso di Taricone, invece di parlare di “disgrazia”, forse sarebbe meglio utilizzare il termine “sfortuna ponderata”.

  13. non so, tendo a non ascoltare i miei genitori quando parlano, fino a quando non mi pare di capire che vogliono trasferire la residenza di mia figlia in uzbekistan

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  14. non so, tendo a non ascoltare i miei genitori quando parlano. fino a quando non mi pare di capire che vogliono trasferire la residenza di mia figlia in uzbekistan

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  15. vorrei fare pubblica ammenda per la mia tendenza a criticare le scelte d’accoppiamento delle mie amiche, quando esse scelte invece si rivelano portatrici degli unici valori che davvero contano: trovare insopportabili i propri genitori.

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  16. Rudy, certo, poi unitamente alla paura di morire e lasciarli soli, ci sono le ansie su di loro. Sono cintura nera pure di quelle, forse peggio. Stiamo vagliando lì’ipotesi del braccialetto che suona se si allontana di 10 metri, per trascorrere gioiose vacanze al mare con figlia galeotta al seguito.

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  17. ne abbiamo presi due in tre, e a settembre prenderemo il primo in quattro. e siccome ti interessa (sonc): la discussione c’è stata la prima volta, che secondo loro avremmo dovuto separarci. credo fosse per conservare una nipote oppure un figlio. vuoi sapere altro?

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  18. no, ma visto che prendi tutti ‘sti aerei la prossima volta che mi chiedi di comprarti delle frivolezze all’estero ti spernacchio.

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  19. Ho l’impressione che in realtà si stia parlando di un’altra cosa, e cioè del fatto che – soprattutto da piccoli, ma non solo!, e Sofia Taricone ha sei anni – il papà (o la mamma) che muore ti fa arrabbiare: è cattivo, è cattiva. Ti ha lasciato. Un giorno Sofia diventerà grande e, chi sa, leggerà quste righe e penserà: “Avevo ragione nella mia rabbia furente, mio padre è morto perché è stato stupido/pazzo/egoista/immaturo/consumista” (eccetera eccetera). No, Sofia: tuo padre è morto perché siamo mortali. Tuo padre è morto perché i padri, e le madri, ahimè muoiono (muoiono anche _per fortuna_, ma questo riguarda la sfera simbolica di maternità e paternità e non so se l’avrai già capito se e quando leggerai). Muoiono (e moriamo) perché hanno vissuto, con le loro passioni, il loro destino, la loro incoscienza, la loro intelligenza e la loro idiozia, la loro saggezza e la loro follia, il loro egoismo e la loro oblatività, la loro maturità e la loro immaturità, il loro consumismo e la loro sobrietà. Che è la loro, non la nostra.
    E che Pietro Taricone ci abbia fatti coagulare intorno a discussioni così intime è uno scherzo del destino non meno inatteso dello schianto che se l’è portato via.

  20. Lolli, sottoscrivo e condivido. Anche e soprattutto l’ultima frase. Forse, discussioni e temi così intimi, legati a paure e ansie così profonde, ancestrali, si agitano incessantemente dentro tutti noi e aspettano solo un’occasione, una qualunque, anche la più impensata, per traboccare.

  21. Non sono convinta che un “genitore” che “decide di praticare uno sport estremo o prendere dei rischi per la salute o altro, alle conseguenze ci abbia già pensato e strapensato.” Soprattutto non credo che rinunciare a paracadutarsi da 1500 metri perché il rischio è troppo grosso da correre quando hai una figlia di 6 anni sia una fonte di indicibile frustrazione. Io penso che ci siano avvertimenti nella vita per situazioni “limite”. L’incidente che aveva avuto la stessa compagna di Taricone l’anno scorso secondo me ne era uno. E la mia domanda è: “Perché rischiare di nuovo la vita, quando hai avuto una smaltita del genere e tutta la vita passata e futura ti scorredavanti agli occhi e soprattutto dopo l’incidente hai sicuramente tempo di fare un attimo di mente locale?” Non conosco la risposta, perché a me buttarmi da un paracadute non mi darebbe brividi, ma solo una paura fottuta. Io sono madre e sinceramente non porrei mai la mia vita arbitrariamente in pericolo adesso che ho la responsabilità di due bambine. Detto questo mi rendo conto che ci sono persone che invece adorano questo tipo di sensazione. Del tutto personale e per la propria adrenalina. Il problema sono sempre le conseguenze. Mai solo “personali”. Purtroppo.

  22. La vita da genitore soffre già di molte limitazioni senza che ne aggiungiamo altre dettate dalle nostre ansie.

    A me il pensiero che viene e’ che fumare fa più morti e “invalidi” degli sport estremi, eppure e’ rarissimo che un genitore smetta di fumare perche’ ha figli…

    La notizia di Tarricone mi ha sinceramente colpita e lasciata tramortita, perche’ lui era un’icona del gusto della vita, la vita era molto generosa con lui, e improvvisamente gli ha regalato un’altra dimensione, ma chi lo amava rimane qui, senza risposte…

  23. E pensa che che Saramago non era neppure mio padre, purtroppo e per fortuna.

  24. bel post, fa riflettere…
    se da un lato è giusto non limitarsi nel fare ciò che desideriamo indipendentemente dai figli, dall’altro è anche vero che ci si sente una responsabilità in più addosso e ci si comporta di conseguenza.
    Ricordo che qualche anno fa mi rifiutai di montare un cavallo durante il corso per il brevetto perchè non mi sentivo in grado di gestirlo (e sui cavalli avere paura equivale quasi sicuramente a cadere). Non mi importava nulla del brevetto in quel momento, pensavo semplicemente che se mi fossi anche solo rotta una gamba non avrei + potuto prendermi cura di mia figlia che aveva 1 anno e non avevo nessuno che potesse farlo al posto mio.
    Forse questo istinto è maggiore nelle mamme e diminuisce man mano che i figli crescono, io lo avverto abbastanza forte.
    Liberarsi delle ansie è un lavoro che dura tutta la vita ma bisogna sapere che questa è la strada perchè i nostri figli possano crescere sereni, in questo mi ha aiutato molto la lettura del Concetto del Continuum di Jean Liedloff

  25. bel post Blimunda. hai ragione diventare genitori non vuol dire rinnegare ciò che si è stati e si è e dimenticare passioni e hobby. però io stessa mi sorprendo quando, mentre sto in macchina per esempio,un pazzo fa un sorpasso azzardato e mi viene di pensare “non posso morire, non sarebbe giusto per mio figlio”. e anche per questo non riesco a fare cose spericolate. chiaro che non ho la passione per uno sport estremo, probailmente quando hai il fuoco dentro per qualcosa che ti da emozione e adrenalina sarebbe ingiusto e molto difficle privarsene. pietro amava il cielo, come dice roberto saviano, e il cielo in fondo non lo ha tradito. buon viaggio pietrù

  26. Io sono figlio e non ancora genitore.Stanotte ho pregato per Pietro e stamattina al mio risveglio, ho sentito al tg la notizia della sua morte.Pur non avendolo mai conosciuto di persona, ha decisamente rattristato la mia giornata, probabilmente solo per ciò che di grande ha riuscito a trasmettermi in tv.Io la penso come Whope, non è questione di fobie (vedi campana di vetro ecc) ma di sacrificarsi per il bene della propria famiglia e in questo caso per una bambina ancora troppo piccola e non in grado di sopportare un dramma cosi grande come la perdita di un padre.Il rischio che il vaso della vicina cadda sulla mia testa,mentre esco di casa non è equiparabile al rischio di fare benjijumping o lanciarmi nel vuoto da 3000 mt, altrimenti questi sport non si classificherebbero come “estremi”.Spesso siamo noi stessi a scrivere il nostro destino ma se avessi avuto una passione tanto grande ma una bimba tanto piccola da crescere,avrei rinunciato per alcuni anni alla mia grande passione per poi dedicarmici una volta cresciuta mia figlia.Non sono qui a giudicare nessuno questa è solo una mia opinione.In ogni caso ci mancherà il tuo sorriso,eri un mio idolo, l’unico che è riuscito a catturare la mia attenzione ad un reality show.R.i.p

  27. Io sono figlio e non ancora genitore.Stanotte ho pregato per Pietro e stamattina al mio risveglio, ho sentito al tg la notizia della sua morte.Pur non avendolo mai conosciuto di persona, ha decisamente rattristato la mia giornata, probabilmente solo per ciò che di grande ha riuscito a trasmettermi in tv.Io la penso come Whope, non è questione di fobie (vedi campana di vetro ecc) ma di sacrificarsi per il bene della propria famiglia e in questo caso per una bambina ancora troppo piccola e non in grado di sopportare un dramma cosi grande come la perdita di un padre.Il rischio che il vaso della vicina cadda sulla mia testa,mentre esco di casa non è equiparabile al rischio di fare benjijumping o lanciarmi nel vuoto da 3000 mt, altrimenti questi sport non si classificherebbero come “estremi”.Spesso siamo noi stessi a scrivere il nostro destino ma se avessi avuto una passione tanto grande ma una bimba tanto piccola da crescere,avrei rinunciato per alcuni anni alla mia grande passione per poi dedicarmici una volta cresciuta mia figlia.Non sono qui a giudicare nessuno questa è solo una mia opinione.In ogni caso ci mancherà il tuo sorriso,eri un mio idolo, l’unico che è riuscito a catturare la mia attenzione ad un reality show.R.i.p

  28. Il coraggio dell’incoscienza, perso come giustamente sottolinei nel tuo post diventando genitore, lascia spazio ad altro. Il coraggio di dare il buon esempio sempre, con tutta l’umanità di cui si può essere capaci.

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  29. da quando sono diventata madre (2 anni e qualcosa fa), ho cambiato alcuni dei miei comportamenti in modo totalmente irrazionale. continuo a volare (per lavoro anche spesso), ma non lascio mai mio figlio se non c’è almeno il padre in casa (e viceversa le volte che deve andare via lui, anche se di rado). io e mio marito eravamo sub. ho fatto l’ultima immersione a -40 mt già incinta (non lo sapevo) ma poi non sono riuscita più ad andare. senza particolare pensiero. non mi divertirebbe e punto. mio marito di tanto in tanto va e tutti sono felici. non andremmo mai in vacanza da soli, ma solo perché ci divertiamo molto di più tutti insieme. e lungi da me essere una critica a chi fa diversamente. l’unica verità è che bisogna fare quello che ci si sente.e fottersene di quello che dicono gli altri, che guardacaso hanno sempre delle lezioni da dare. io col paracadute non mi sarei mai buttata, da mamma, ma non ci penso proprio a giudicare Taricone.

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  30. Adinolfi avrebbe detto le stesse cose se la sua compagna non fosse incinta?

    Questo commento è stato originariamente inviato suFriendFeed

  31. ciao, vengo linkata da Lorenza. Mi pare ineccepibile quanto dici nel post. Tranne il finale, perche’ c’e’ un vizio retorico di fondo nel ragionamento, ci sono molte nuances fra la persona che decide di limitare certe cose estreme e il genitore iperansioso che si agita ad ogni attraversamento di strada, e mettere le due figure come una l’alternativa dell’altra mi pare scorretto.

  32. Ciao a tutti, la morte di Pietro Taricone mi ha rattristata veramente, per tutta la giornata di ieri non riuscivo a credere che fosse successo; e questo pur non amando particolarmente lo stile di Taricone, pur non essendo una sua ammiratrice.
    Riflettevo soprattutto sul fatto che non si possa morire a 35 anni, a prescindere dal come si muoia. Ma è la vita, e l’unico modo di comprendere la morte è quello di considerarla parte della vita.
    Poi le riflessioni si spostano sul “come” della morte di Taricone: ne valeva la pena? Paradossalmente, pur essendo moglie e mamma, non ho pensato immediatamente alla figlia e alla moglie. Ho pensato a lui, e ho quasi tirato un sospiro di sollievo quando ho appreso che era morto senza riprendere più conoscenza, in fondo non ha sofferto.
    Solo dopo ho pensato alla sua famiglia; cosa diranno alla bambina? Che papà non c’è più, è rimasto in quel cielo che tanto amava. I bambini comprendono più di quanto possiamo immaginare; anche se credo che la piccola Sofia non riuscirà mai a farsene una ragione di quanto accaduto.
    Ne è valsa la pena? Abbiamo delle responsabilità nei confronti dei nostri figli? Personalmente non praticherei mai uno sport estremo perché fondamentalmente sono una fifona e ho giurato di non mettere più piede neanche sulle montagne russe.
    Ma forse, oltre al sacrosanto dovere di responsabilità nei confronti dei nostri familiari, abbiamo anche il dovere di proteggere la nostra vita.
    Sul come ciò vada fatto resta un mistero, ciacuno di noi ha il proprio metro e la propria bilanca per misurare pro e contro di una scelta e di un comportamento, comportamento.

  33. mia madre ha fatto il modo che la sua ansia mi rendesse insicura e ahimè vittima eterna dei bulli.qualche giorno prime che pietro si schiantasse ho pensato di fare peracadute ascensionale,ora ci sto pensando, ma ho messo mia figlia dentro una pista di pattinaggio a meno di tre anni. Si arrampica dappertutto, e io la lascio fare.Credo che certe scelte hanno sempre una motivazione,e quindi non mi sento di giudicare.

  34. Prima di diventare padre temevo la mia morte come tutti. Ero il tipico ipocondriaco 40enne.
    Oggi sono papà di una bimba di 2 anni. Non ho più paura di morire per la morte in quanto tale. Ho paura di morire perché lascerei la mia bimba senza papà.
    Il risultato non cambia, ma cambia il mio rapporto con la vita.
    Io penso che fare figli sia un atto di forte responsabilità, di totale responsabilità nei loro confronti.
    E’ mio impegno cercare di dare il massimo a mia figlia e di rimanere vicino a lei sempre. E sono pronto a qualsiasi rinucia per questo. Dovrò essere bravo a gestire le ansie, ma non farò mai nulla per sottrarle il padre. Sono dispiaciuto per Pietro, ma ha fatto una cosa stupida. Idem sua madre.

  35. Quoto Mammacattiva quando dice “Non possiamo rinnegare la vita di prima per essere chissà poi perché diversi per i nostri figli. E’tra l’altro impossibile. Prima o poi esce fuori, attraverso la frustrazione”.
    Percepire la frustrazione dei genitori è un sentimento doloroso per un bambino; io non sono madre ma sono stata figlia di una mamma frustrata (nel suo caso per il fatto di aver lasciato il lavoro non per la mancanza di paracadutismo) quindi so quel che dico. Il piccolo si sente veramente colpevole. Bisognerebbe cercare di trovare il giusto mezzo e non sacrificare completamente se stessi.

    Sull’evitabilità della morte è difficile dire; è molto più probabile statisticamente morire in macchina che essere rapiti nello Yemen. Eppure forse perchè non riusciamo davvero a concepire l’idea della nostra morta, che la immaginiamo più facilmente in contesti “extraquotidiani”, ma la verità è che si muore quasi sempre nel proprio letto o su una strada.

    Bisognerebbe usare i mezzi pubblici (ad esclusione dei treni, perchè in Italia sono letali anche quelli), mangiare sano, non fumare, fare sempre controlli… Ecco, se uno è così bravo da vivere in questo modo, allora può anche pontificare su quanto sia rischioso il paracadutismo (o il bunjee jumping o la corsa dei tori a Pamplona…)

  36. Leggo molti punti di vista interessanti e per quanto mi riguarda sono d’accordo con Mammacattiva e Supemambanana.
    E’ vero: non bisogna rinnegare se stessi, poiché la frustrazioni si sente, eccome se si sente!
    Io ho avuto genitori che da una parte mi invidiavano per avere avuto una vita più facile della loro, e allora erano rinfacci continui (mio padre), dall’altra avevano paura della libertà per una donna e allora erano menate continue su dove andavo, a che ora tornavo, se ero sicura di saper guidare fino là eccetera.
    Alla fine me ne sono andata di casa per essere libera, eppure sono sempre stata molto responsabile: bevo solo quanto reggo, sto in giro solo se non mi addormento al volante, non rischio la vita, ho provato diverse cose ma senza mai esagerare, ho sempre praticato sesso ultra-sicuro sia per la salute che per evitare concepimenti indesiderati.
    I miei mi hanno condizionata moltissimo, però ne sono uscita molto molto più indipendente e sveglia di molte amiche, anche più giovani di me. Io non ho paura di arrangiarmi e di trovarmi da sola in mezzo a una metropoli sconosciuta o di guidare 1000 km.

    I genitori superansiosi, come mia suocera, mi fanno venire i nervi. Per lei è pericoloso anche andare in metropolitana da sola.

    C’è da dire che comunque chiunque faccia uno sport come paracadutismo o sci alpinismo o la Parigi-Dakar lo sa benissimo che rischia di più che correndo sul tapis-roulant in palestra. Ognuno è disposto a correre i rischi che vuole. E se capita un incidente, è andata così.

  37. io ho pensato che forse non dovevano buttarsi insieme, e se poi succedeva qualcosa ad entrambi? mi è dispiaciuto per pietro ma anche io essendo mamma il mio primo pensiero l’ho avuto per la sua bambina orfana

  38. Nei paesi normali dove tutto è possibile, accade che sia questione normale firmare il contratto lavorativo e svolgere il mestiere nel contesto che più si adatta alla propria persona, alle proprie caratteristiche e abilità bio-psico-sociali e tecniche, alle proprie conoscenze, così come è cosa normale svolgere una qualsivoglia, professionale mansione, in una normale e responsabile televisione, davanti o dietro le quinte, previ requisiti richiesti. C’è, d’altro canto, un Paese Straordinario dove i contratti più vantaggiosi, le professioni più ambite e le ascese più renumerative riguardano quasi sempre contesti assai stimolanti che nulla hanno a che fare con i media, includendo il cinema in cui Essi la fan da padroni, ma dai media sono soltanto lambiti. Va da sè che in tale Paese Straordinario lavorare con i media sia considerata questione oltremodo normale, previ etici requisiti adatti al contesto, così come è normale lavorare in ambiti estremamente diversificati, se muniti delle conoscenze e delle caratteristiche richieste e adatte ai casi specifici. Per chi non è Cittadino di quel Paese Straordinario e ambisce a diventarlo, da qualsivoglia parte del globo egli provenga, loro richiedono skills pari o superiori a quelle dei cittadini competitors. E’ tutto pubblico su Web di loro creazione. You Guess.
    Nei paesi incivili dove la politica non è politica ma è abuso, manipolazione, invidia e banale avversione verso la verità scientifica, verso forme elevate di intelligenza scientifica, emozionale e comunicativa, verso personalità creative ed artistiche, accade che non esista indipendenza mediatica ma soltanto banalizzazione dilagante. Accade che la banalità distruttiva per se stessi e per gli altri venga eletta a sistema. Accade che ciò che dal mio punto di vista (IO so comunicare con mezzo globo per via delle mie conoscenze, non solo linguistiche e me ne vanto) è normale-ovvero esser presi a lavorare con la tv o con il cinema, venga propinato, in Italia , come questione eccezionale e chimerica,e pare chissà che cazzo devi fare ( e lo fanno pure male), con linguaggi da lobotomizzati: se è vero, come media-propinato in Italia, che il “sogno” di ogni partecipante al GF italicus made in Netherlands, è quello di lavorare tutta la vita via italici teleschermi-solo e soltanto italici- per un pugno di euri e trovare così finalmente il posto fisso –fesso, dal mio punto di vista, se il “desiderio” è quello di essere riconosciuti per strada da un pugno di tele-passanti imbecilli e considerato “uno arrivato” (?) nei circoletti vips o pseudo-tali di una provincia d’Europa, di avere concessa elemosinando qualche particina in qualche filmetto con produzione made in Italy, come mai che allora accade che qualcheduno di costoro riesca a coronare questo “ desiderio” di volar basso, dal mio punto di vista o comunque accaparrarsi il posto fisso e poi viva l’incubo di schiantarsi praticando un’attività mai lambita dai media e che in pochissimi in società praticano dati i rischi estremamente elevati? La Morte e la fine di tutto,dell’ennesima planata, di un piatto di spaghetti, della prossima partita della World Cup. E quanto agli altri che son morti planando, essi potrebbero non aver avuto figli di cui esser responsabili. Chi lo sa. E nulla sappiamo giacchè non conosciamo tali personaggi e le loro vite intime e sociali. Di sicuro c’è un fatto: nella rivoltante tv italiota, che io scruto solo e soltanto via Web, compare di tanto in tanto il tal dei tali, brutto o belloccio che sia approdato ai teleschermi per mezzo di chissà quali conoscenze, parentele o magheggi.Costui fa il simpaticone, recita la parte giacchè ha l’ultima fiction da promuovere, glielo comandò il produttore, anche se non piace alla gran parte del pubblico lo fanno lavorare uguale, in barba ad ogni logica dell’Economia ed in spregio alle fasce di mercato-ovvero l’incontro tra la domanda-l’utenza e l’offerta- la tv oppure il cinema e difatti la cine-tv italica è tra le meno danarose dell’Europa industrializzata, costui si prepara la particina da sapientone-simpaticone oppure da sapientone-antipaticone da sfoggiare in pubblico, recita la pubblica parte, gli italiani medi ed i loro simili raccontano balle in casa e in strada, figuriamoci in televisione, capita che faccia sfoggio della bella, bellissima o strabica donna, parimenti pubblica, la quale deve essere rigorosamente ignorante come una capra, deve fare rigorosamente la simpatica oppure la tonta, la volgarotta o l’antipatica, e se va peggio è psicolabile e recita il copione opposto, ovvero, al solito, racconta balle in modo falso. La strana e rara dinamica sta nel fatto che entrambi i consorti di un’accoppiata possano esser dediti alla medesima attività estrema, c’è un motivo se è pochissimo praticata. Ma non sarebbe meglio andare a caccia? Caccia all’uccello, caccia alla passera. Oppure andare a tuffarsi assieme, popolarissimo e, volendo, lussuossissimo sport.. Inoltro CV and Resume sia in Italia che a serissime agenzie estere. Paese che vai, legislazione e modi che trovi. Mi accade che gli Americani da me conosciuti viaggiando in lande e luoghi diversificati-essi sono dappertutto-è la legge dell’Economia- mi abbiano invitato a svolgere mestieri affini alla mia persona, alle mie skills-abilità e alle mie conoscenze, Accademiche, linguistiche etc. inclusa la sfera mediatica, ovvero cinema e correlati, nel loro Straordinario Paese. In questo paese mi è accaduto invece che abbia provato ad inviare CV ad ambiti diversificati, con lo scopo di verificarne l’effetto e le differenze con altri luoghi del mondo- inclusa una cine-tele-produzione italica che pagava davvero poco, dal mio punto di vista, ma sti 4 fessi avversano ogni bella-bellissima donna che osi proporsi a loro con delle signore fotografie che si accompagnano ad un CV versatile, colto, intelligente, fantasioso, scientifico, Accademico e- al contempo- a vocazione internazionale, chiunque osi, dal loro punto di vista, considerare normale ciò che per 4 sfigati è cosa eccezionale. IO POSSO lavorare anche qua, tra Italia ed Europa, data la serissima offerta di mega-companies estere che si confa alle mie skills e alle mie Ambizioni, non soltanto pecunarie, ma preferisco vivere e volare sempre più in alto, altrove.Qua ci torno quando e se ne ho voglia.Povera Italia! Questo è un paese che arretra sempre di più, ai tempi della Web Revolution-è una vergogna- dove vigono leggi barbare e anti-scientifiche peggiori, attualmente, che nel passato storico prossimo-gli anni 70, ad esempio , questo è un paese che ha dimenticato cosa sia il Progresso-sempre più chiuso al Mondo-questo è il paese di chi vuole e non può, salvo casi minoritari, di coloro che vogliono fare ad esempio certi lavori per conto dello Stato per un motivo ben preciso: si tratta di lavori in cui non c’è selezione dei più adatti, essi sono accessibili sia alle persone dotate di intelligenza e conoscenze accademiche che a quelle mediocri munite di laurea, lavori che sono mal pagati e nonostante siano mal pagati soltanto in pochi possono riuscire a farli, perché il sistema è sempre più malato e con esso quella gente che è disposta a lavorare per 4 soldi, perché son le leggi che creano spazi lavorativi e incrementano i guadagni, le leggi le fanno i politici- ma essi, coi figli già “sistemati”, non hanno nessuna intenzione di riformare ciò che c’è di malato, essi se ne fottono. Questo è il paese di chi NON ha Sogni Ambiziosi, di chi non sa competere. Quelli che vogliono cose normali qua, dal mio punto di vista, qualora arrivino a poterle fare in questa tv ed a guadagnare un tot probatorio “sistemandosi”, te li propinano come eccezionali via cavo- e c’è un motivo-accade che essi paghino il prezzo della prostrante e faticosa umiliazione e della bieca “prostituzione” e poi se la cantano e se la suonano e pare chissà che cazzo devono fare e che cazzo devono dire: 4 stronzate in televisione, oppure al cinemino di adesso, intriso di gente priva di idee e di fantasia che conosce questo o quello, che è parente di tizio o caio, che si umilia con questo e con quell’altro, che non sa cosa significhi essere autentici nella menzogna espressiva.

  39. Stavo leggendo l’ultimo post (ci sono arrivata per caso)…e scorrendo mi ha subito attirato il tuo scritto su Pietro Taricone, sono mamma e nonna, e pur essendo di temperamento prudente (ma nemmeno poi tanto per certi versi) , l’unico pensiero che mi è rimasto per giorni, (pur non seguendo Pietro Taricone ma conoscendolo per notorietà che tutti sappiamo) era rivolto in primis a lui, fino all’ultimo si è sperato che ce la potesse fare anche se si immaginavano alcune conseguenze…e alla sua famiglia, la sua bimba, la moglie, i GENITORI…si è detto tanto. Io non credo che fosse la sua ora, però è successo purtroppo, non sono fatalista, la verità in tasca non ce l’ha nessuno….Il Mistero della Vita di tutti noi continua, lui forse ha capito qualcosa in più…chissà.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*
Website