Noi donne che usiamo l’internet, si sa, abbiamo un bersaglio disegnato sulla schiena. Siamo il target privilegiato, e se siamo madri peggio ancora. Non c’è editore o realtà web che, negli utlimi due anni, non abbia provato a diventare “il punto di riferimento delle donne sul web”, o qualunque altra definizione marketing abbiano usato. Con scarso successo. Perché, e il succitato marketing può dirmi quello che vuole, può aggregare, scompattare, migliorare, gonfiare, truccare i numeri a suo piacimento, ma i numeri parlano chiaro e hanno la testa dura. A fronte di un 50% di navigatrici, e quindi di potenziale pubblico (11 milioni le navigatrici italiane, fonte Audiweb luglio 2010), le cifre non tornano.
Non esiste a oggi in Italia un sito di riferimento per il pubblico femminile. Gli editori hanno creato delle versioni web dei magazine cartacei, sempre meno letti (termometro empirico esitivo: sotto l’ombrellone, i libri battevano i magazine 10 a 1), con qualche gadget genere audio, video, community, “ehi, commenta anche tu, ehi, fai parte anche tu delle amiche online”, tanto per.
C’è, chiaramente, un solco profondo tra l’offerta e la richiesta. Tra quello che gli editori suppongono le donne abbiano voglia di leggere e quello che le stesse cercano effettivamente online.
Che, secondo me, semplificando all’osso, si riassume in due cose: informazione generalista (il quotidiano; i due grandi quotidiani online continuano a funzionare alla grande in Italia e a crescere senza sosta. D’altro canto se sul quotidiano trovo anche il gossip, l’entertainment, la donna con le tette rifatte trentatré volte e la scimmia parlante, chi me lo fa fare di andarle a cercare in un magazine di evasione?) e informazione verticale in momenti particolari della vita (gravidanza, crescita dei figli, shopping autunno inverno, ricerca di lavoro, matrimonio, acquisto di elettrodomestici eccetera).
Questo per dire, a chi sta studiando una nuova destinazione online “per le donne”, che forse conviene ripensare a quello che le donne realmente cercano. E che c’è un vuoto di mercato enorme, chiunque riesca a colmarlo ha fatto il colpo della vita; è una bella sfida, sul serio. O forse non c’è alcun vuoto da colmare, forse è il concetto stesso di un sito “per le donne” a essere irrimediabilmente vecchio, vuoto, inutile.
Infine, e per giustificare il titolo, tutto questo pippone anche per dire che dai miei ex colleghi di Yahoo!, che ormai non è più quello che ho lasciato io tanti anni fa ma che ancora penso con affetto, che spero di sbagliarmi, e per verificarlo andrò alla presentazione ufficiale mercoledì 15 settembre, ma a me Yahoo! Lifestyle, alla fine del 2010, sembra un po’ vecchio, un po’ visto, un po’ inutile. Come per molti altri siti analoghi, fatico a trovare il valore aggiunto, la novità , l’idea che migliorerebbe la mia esperienza di navigatrice.
Ma ripeto, mi sbaglierò, e spero di.
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(Un bel giorno rinnoverò il blog, farò cose magnifiche e unificherò i commenti: nel frattempo, il dibattito su Ff è qui.)
Condivido 100%.
Condivido anch’io.
> forse è il concetto stesso di un sito “per le donne” a essere irrimediabilmente vecchio, vuoto, inutile.
Secondo me questa è la questione centrale, ma magari mi sbaglio.
concordo con xlthlx: NON siamo un gruppo eterogeneo, se nessuno ha provato a costruire il sito di riferimento “per gli uomini” perchè dovrebbe esistere l’equivalente per noi donne?
Cara Barbara,
ho letto questo più che interessante post che condivido, ma un sito in Italia c’è ed è Donne sul web.Pochi ne conoscono le origini,e sono convinta che se tu ne conoscessi la storia ma in particolar modo le sue origini, e la sua quotidianità, forse
forse avresti una diversa opinione
Un caro saluto
giulia
Ciao Giulia, grazie per il tuo commento. Io non do giudizi di merito sul singolo sito; sono certa che ognuno abbia una specificità che ne giustifica l’esistenza, e anche i numeri che fa. Che sono pochi in senso assoluto, come dicevo, cioè sulla totalità delle navigatrici italiane; ma comunque ragguardevoli in senso relativo. Io faccio un discorso davvero generale, una riflessione soprattutto mia, come navigatrice, giornalista, donna. Mi chiedo se davvero la rete abbia ancora bisogno di gender divide. E se sì, come bisogna (bisognerebbe) rivolgersi alle donne per diventare davvero uno dei loro punti di riferimento sul web. Che a oggi, ne converrai, non esiste.
Cara Barbara grazie per la tua risposta.La mia personale opinione,frutto di anni di studio e lavoro nel mondo femminile,è che solo le Donne potrebbero realizzare un punto di riferimento per le Donne,ma nel contempo mi pongo l’eterna domanda a cui non ho mai trovato risposta,ma se noi donne riuscissimo a creare un punto di convergenza non credi saremmo al governo? ho fatto solo il conto della serva.Il proliferare dei siti a cui aggiungerei il vastissimo mondo delle blogger,è solo un universo frammentato che a nulla porta,certo vi sono dietro tutte le logiche economiche del caso,che hai espresso molto bene,però forse qualcosa si può fare per comunicare alle donne,senza ghettizzarle come è attualmente.
Mi piacerebbe ci incontrassimo, vorrei parlarti di quella bellissima esperienza che è stata”L’economia delle Donne” e che oggi con immensa fatica,sto cercando di trasferire su DSW