“Vi confesso che è con serena freddezza che ho deciso di accettare questo compito spaventoso: scrivere un testo per il numero di Natale 1969 di Vogue. Per quattro motivi: a) la moda mi diverte, b) le possibilità artistiche e tecniche di Vogue sono infinite, c) adoro l’idea di sembrare una decisa e che sa come sbrogliarsela (non essendo né l’una né l’altra) d) serve a pagare il conto del mio tappezziere. E poi ci sono due cose che desidero ricordare alle nostre fedeli lettrici […] Non ci vestiamo per far colpo sulle altre donne o per far loro rabbia. Ci vestiamo per spogliarci. Un abito è davvero un abito solo quando un uomo ha voglia di potervelo togliere.”
Io confesso invece di aver ignorato fino a oggi l’esistenza di un numero di Vogue firmato dalla Sagan. E ho provato un brivido nel leggere quel “Un abito è davvero un abito solo quando un uomo ha voglia di potervelo togliere.”
Non me l’aspettavo. Anche perché sono sempre stata convinta del contrario: non ci vestiamo per noi stesse (ma per carità ; noi saremmo comode in jeans e infradito, su), né per gli uomini (perché di quel che abbiamo addosso se ne accorgono quasi solo i gay, per cui non vedo il motivo di fare così tanta fatica); ci vestiamo solo ed esclusivamente per le altre donne, punto.
Ma forse a Parigi nel 1969 le cose erano diverse e le donne meno stronze, chissà .
Comunque, l’editoriale scritto per Vogue e per pagare il tappezziere di Madame Bonjour Tristesse apre questo delizioso libriccino intitolato Il tubino nero, che raccoglie molti suoi articoli usciti su vari periodici (oltre a Vogue, Elle, Femme e Le Nouvel Observateur). E’ uscito l’anno scorso, niente di nuovo, ma siccome l’ho recuperato solo adesso, mi sembrava un bel suggerimento per aspettare la Fashion Week; magari qualcun altro, come me, se l’è perso per strada.
Mi ha procurato purtroppo un altro brivido (gelido) quando ho letto “Ho comprato una pelliccia di pantera” (va bene, altri tempi, eccetera. Ma la pantera, diosanto, la pantera non me la toccare). Ma anche piacere puro grazie ai bellissimi ritratti di Saint Laurent, della Adjani, di Nureiev e Helmut Newton, intervistati e spesso anche amici.
E poi la copertina è così chic. Peccato non abbiano mantenuto il titolo originale (La petite robe noire, ça va sans dire).
Un po’ è vero: ci vestiamo per farci spogliare!
Assolutamente d’accordo con te! Le donne si vestono per le altre donne e lavorando nell’ambiente della moda ne ho le prove!
Françoise Sagan? Altri tempi!
Stefania mamma di Vittoria
L’ho appena acquistato online, incuriosita dal tuo post.
Vedremo!!!
:-)