Mi piace iniziare questo blog che parla di donne con un post dedicato al lavoro. Al femminile, naturalmente.
Perché quando si parla di donne nel mondo del lavoro solitamente si snocciolano cifre da campo di battaglia. Studiamo di più, otteniamo risultati migliori, ma siamo pagate meno e raramente arriviamo al vertice.Per non parlare del binomio impossibile figlio-carriera: 20% delle neomamme decide di (o è costretta a) lasciare il lavoro, per evidente incompatibilità tra ufficio e pannolini.
Invece qualche giorno fa mi è arrivata una voce fuori dal coro. Grazie a un’intervista che ho fatto a un’autrice statunitense, Cary J. Broussard, che ha appena dato alle stampe Il brutto anatroccolo e altri lifting ben riusciti (esce in Italia ad Aprile per i tipi di Sperling; comunque, continuo a preferire il titolo originale, From Cinderella to Ceo: molto più diretto e senza l’odiosa parola lifting che evoca ben altre trasformazioni).
Il libro è una sorta di rivisitazione di dieci famose fiabe, riscritte per creare un manuale per le donne in carriera. E Cary racconta:
“Per questo libro ho intervistato donne a tutti i livelli della loro carriera, che raccontano come sono sopravvissute ai lupi cattivi che abbondano sul posto di lavoro e si sono trasformate da brutto anatroccolo in cigno.
Oggi la nuova Cenerentola è la donna che lavora che, se crede nelle sue possibilità di cambiare, può elevarsi e migliorare continuamente.
E non serve un principe a salvarla: si può salvare da sola, essendo creativa e avendo coraggio.”
Il libro prende spunto, ovviamente, dalla carriera di Cary, che è arrivata al top della sua azienda (Senior Vice President del Marketing alla Wyndham International) grazie a un’intuizione geniale.
A me sembra interessante soprattutto la fiducia che lei ripone nelle possibilità delle donne, e il nuovo taglio dato alla figura di Cenerentola.
La Cenerentola moderna è l’impiegata che s’affanna per salire un gradino? Lottando contro le sorellastre – colleghe arpie?
Non so, forse chi ha un animo romantico griderà allo scandalo. Però com’è deliziosamente femminile quel “E non ha bisogno neanche di un principe che la salvi”.
E poi (finalmente) è una che non si lamenta solo delle discriminazioni. E’ una che agisce e ottiene il posto che si merita.
Insomma una tosta. Magari un’altra volta parliamo dei suoi suggerimenti per trasformarsi da
brutto anatroccolo dell’ufficio a cigno.
Benvenuta! Credo che leggerò molto volentieri il tuo blog… Mi riconosco nel paradigma di “donna iperimpegnata con sensi di colpa perché ancora non ha messo in cantiere un figlio”, chissà, magari da qui verrà fuori una soluzione!
A presto,
A.