Ciao Marco, sarai sempre un pezzo di famiglia

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Io non so se Marco, davvero: Sole, vento, vino, trallallà. Chi lo sa come sono sul serio le vite degli altri?
Ma il suo entusiasmo, il suo amore per la vita, la sua gioia e la sua allegria mi fanno dire che sì, forse la vita l’ha vissuta come voleva. Più o meno, ché proprio del tutto, forse nessuno.
Ci sono luoghi in cui il ricordo deve essere più asciutto e professionale. Ce ne sono altri in cui puoi scrivere ciò che vuoi perché sei nel tuo, e meno male che esistono i blog personali dove nessuno ti paga per, e nemmeno ci metti la pubblicità così, guarda, se gratis deve essere, che lo sia davvero. Ecco perché questa sera in cui non ho voglia di fare niente se non piangere e ricordare, ho voglia di scrivere anche qui.

Marco è entrato nella nostra vita grazie a Paola. Paola è entrata nella mia vita grazie a un lavoro che stavo per lasciare, e per fortuna che prima di lasciarlo è arrivata lei. Paola mi ha regalato un pezzo di pasta madre, un oroscopo che ho dimenticato dieci minuti dopo – troppo complicato, troppe case, saturni, urani; ma Paola le cose le fa sul serio – e la ricetta per fare il pane. Soprattutto, mi ha aperto la porta di casa sua – di casa loro: quel grande soggiorno rosso e arancio, nato apposta per ospitare tanti amici: un divano da mille posti, un tavolo uguale.
Il pane mi è sempre venuto uno schifo. La pasta madre ahimè è morta. Mi sono dimenticata di nutrirla, di fare i rinfreschi, di fare diosolosacosa, qualcosa che per Paola era “facilissimo, un attimo”, tipo fare il pane per il condominio o le lasagne per trenta, mentre discuteva con Rebecca dei compiti di latino, risciacquava il Bimby, parlava con i gatti e chiedeva a Blanca di raccogliere le sneakers dal corridoio. Marco borbottava in background.

La nostra amicizia, però, a differenza della pasta madre, non so se con la farina o cos’altro, l’abbiamo nutrita.

La loro casa era famiglia, loro erano famiglia, perché noi, a Milano, di famiglia non ne abbiamo e a volte, quando si diventa grandi, è più famiglia quella che ti scegli di quella che ti è capitata in sorte. Marco era lo zio che Beatrice, figlia unica di figli unici, non avrebbe mai avuto. Paola è quella che, sommersa di lavoro, prende un pomeriggio per insegnare a Bea a fare i biscotti. Marco era quello che, quando mia figlia lo vedeva da lontano e lo puntava tipo ariete, urlando “Zio Macco! Zio Macco!” interrompeva la conversazione con chiunque per tenderle le braccia e sollevarla. E il suo chiunque non era il fruttivendolo, con tanta stima per i fruttivendoli. L’ultima volta è stata alla BlogFest, mentre parlava con Marco Patuano, AD di Telecom. Io farfugliavo delle scuse, lui senza fare un plissé ha continuato la sua conversazione di lavoro con mia figlia in braccio, che gli tirava la barba e i capelli.

Loro erano famiglia perché hanno regalato un trenino meraviglioso a Bea lo scorso Natale e ci siamo messi tutti in ginocchio sul tappeto a montarlo e a ridere e sbagliare i pezzi e non ce ne fregava niente di chi fosse figlio di chi.

Noi saremo ancora famiglia, ancora di più adesso, anche se lasciarti andare, Marco, sarà un gran casino.

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3 thoughts on “Ciao Marco, sarai sempre un pezzo di famiglia

  1. Un giorno parlando di evoluzione della mia professione con Marco, mi disse che bisogna avere una storia da raccontare e la mia era semplicemente quello che avevo fatto. La sua storia e’ una storia bellissima, il finale pero’ e’ arrivato troppo presto.

    Matteo

  2. io ho conosciuto Paola tramite DonnaModerna, a un incontro in piazza del Duomo da Mondadori. le ho detto “sono Loryt del forum” e lei sorrisone e abbraccio. Poi la leggo qui, vedo le sue foto golose su Instagram e …confesso…un po’ la invidio per tutte quelle golosità che ci fa vedere!! ho visto su qualche foto anche Marco e senza conoscerlo mi è parso subito un gran simpatico, e soprattutto un uomo che stava benissimo con lei e con la sua bella famiglia. Sono rimasta troppo male ieri vedendo qui cos’era successo. Mi dispiace, mi dispiace davvero….

  3. E’ triste vedere che le persone belle, le favole belle, bruciano la candela dai due lati, veloci come battiti di ciglia. Ma lasciano tanta luce. E tanto calore, che dura finché l’ultima persona che avrà avuto la fortuna di toccare questi piccoli miracoli, avrà fiato e voglia per raccontare quella luce, quel calore.

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