Dell’aborto. E di una nascita

Sono settimane che medito se contribuire o meno, anche se in ritardo, alla polemica nata in seguito all’alzata d’ingegno di Giuliano Ferrara. Ne stanno parlando tutti. Commentatori, sociologi, politici, attrici e attricette. E le Sorelle, ovviamente.
Io ho passato giorni a chiedermi se aveva senso parlare d’aborto poche settimane dopo la nascita di una figlia.
E poi mi sono detta, se non ora, quando?
Se non ora che so cosa vuol dire portare dentro di sé il peso di un altro essere umano. Pensare a ciò che mangi, come vivi, come respiri in funzione di un’altra persona. Ora che so quanto è difficile, post ironici a parte, portare a termine un percorso che certi giorni ti sembra infinito. Certi giorni in cui l’ansia per ciò che stai per fare ti sovrasta e ti toglie il respiro. Il peso delle responsabilità presenti e soprattutto future ti schiaccia. Quando l’esito di un esame del sangue non è buono come speravi. La clandestina nella tua pancia non scalcia come dovrebbe. La tua vita di prima ti sembra un ricordo lontanissimo che non tornerà più. Certi giorni in cui, più banalmente ma non troppo, distogli lo sguardo per non vedere il riflesso del tuo nuovo corpo in una vetrina.
E mi sono chiesta come vive questo sconvolgimento emotivo chi, a differenza di me, non può contare sull’aiuto della famiglia. Su un compagno presente e partecipe. Su una situazione personale, ma anche economica, finiamolo di nasconderlo, friabile e incerta.
Chi una gravidanza la subisce.
Come tutte le donne, ho avvicinato l’aborto. Accompagnando un’amica in stanze squallide, strategicamente collocate vicino alle nursery, così, per far sentire la rea ancora più in colpa. In posti dove in barba a ogni privacy i nomi per le visite venivano gridati da una stanza all’altra. I medici si sentivano in diritto di chiedere “Alla sua età vuole abortire, si rende conto che può essere l’ultima possibilità?” Come se una andasse ad abortire così, senza averci pensato.
Ho visto decine di donne e ragazze aspettare, torturandosi le dita, sole. E mi sono sempre chiesta, ma non eravate in due quando avete concepito? Dove sono i vostri compagni?
Ho parlato con donne che avevano già due figli e in lacrime mi dicevano, non ce la facciamo con i soldi. Perché non pensarci prima, come dice giustamente Giulia. Ma è impossibile non pensare che con qualche moratoria di meno e qualche aiuto in più, quel bambino sarebbe nato.
E ovviamente, ho ascoltato i racconti delle donne di un’altra generazione, racconti di appartamenti nascosti, segreto e urla di dolore da coprire con il rumore della tv.
Poi guardo mia figlia dormire nella culla e mi domando cosa può offrire a una futura donna un paese che, ancora, per l’ennesima volta, mette in discussione il diritto delle donne alla scelta. Proprio mentre, per dirne solo una, in Spagna la pillola del giorno dopo diventa accessibile e gratuita.

Sarà il pessimismo degli ormoni post partum, ma l’unico augurio che posso formulare per lei adesso è che le riesca ciò che a me non è riuscito. Andarsene a vivere in un posto più civile e non tornare.

16 thoughts on “Dell’aborto. E di una nascita

  1. Argomento davvero difficile. Io sono per la totale libertà di scelta della donna, che non vuol dire solo avere la possibilità di abortire in tutta sicurezza, ma avere anche degli aiuti nel caso si decida di portare avanti la gravidanza: assistenza medica ed economica, asili accessibili, ma anche la possibilità di richiedere un parto indolore, oppure facilità a richiedere un part time, un capo che ti fa le congratulazioni e non pensa che sei una grana da risolvere, uomini che possano richiedere il permesso paternità senza sembrare dei marziani… chiedo troppo? Scusate io non ho figli e forse non ho centrato la questione, ma se penso a una mia (eventuale) gravidanza futura mi vengono in mente una serie di problemi quasi insormontabili. Magari molte donne non abortirebbero se si sentissero veramente aiutate, a partire dal futuro padre fino alla società.

  2. ho letto su un forum di repubblica l’intervento di un padre. quando la moglie era incinta, hanno scoperto che la bambina sarebbe stata down. hanno deciso di tenerla perché, dice lui, “credono nel valore della vita”. l’approccio, che io non condivido, era chiaramente cattolico. ora, continuava, la bambina era in età scolare e loro avevano enormi problemi dovuti alla mancanza di supporto, da parte della cosa pubblica, ai bambini in generale e a quelli come la sua in particolare. conclusione mia: se, invece di armarsi in difesa degli embrioni, questa gente arsa dal fuoco sacro dell’inquisitore avesse davvero rispetto per la vita dei più deboli – donne e bambini NATI – non praticherebbe in modo più adeguato la tanto predicata carità cristiana?

  3. se non avesse risvolti così tragici, ci sarebbe solo che da ridere, mentre tutti i paesi del nostro nuovo paese l’Europa vanno avanti, noi ci impegnamo a tornare indietro.
    La cosa che non capisco, sinceramente non capisco nel 2008, è perchè un gruppo di persone voglia che gli altri facciano le loro scelte, noi italia o non italia vogliamo fare le nostre scelte. Se non volete abortire non fatelo, se non volete l’eutanasia non fatela ma lasciate la libertà di scelta, a chi per motivi propri, e sottolineo propri, ne ha la necessità
    Sempre sul pezzo Bli complimenti!

  4. brava Blimunda, erano settimane che mi rodevo in attesa di poter esprimere al meglio la mia opinione sull’aborto. Ci sei arrivata prima tu in modo completo e veritiero.

    Hai notato che quelli che parlano e parlano sull’aborto sono proprio coloro che non “dovrebbero” e cioè uomini e uomini i chiesa?

    Hai mai sentito donne e/o suore pronunciarsi contro/a favore così, dal nulla??

    Poi ci chiediamo perchè siamo lontani dai primi posti delle classifiche sulla parità dei sessi.

  5. Questa storia di andarsene via è una cosa a cui penso molto e di cui ho scritto tanto perchè effettivamente allo stato delle cose, uno perde la speranza e si convince che le cose non cambieranno mai.
    Però anche questo mi sembra una violenza… costringere le persone con più idee e intelligenza (perchè di questo si tratta) ad andarsene perchè la vedono lunga e non ne possono più di vivere in mezzo ai trogloditi (leggi G.Ferrara, Papa, Politici…)
    Però a me non sta neanche bene dover lasciare i miei affetti, la mia madrelingua, le mie abitudini per colpa di queste cose.
    Mi piacerebbe molto, invece, sperare che tua figlia, un giorno possa essere orgogliosa del suo paese, se solo riuscisse a scuotersi e fare passi avanti anzicchè continuare ad adottare l’andatura dei gamberi!

  6. Purtroppo la democrazia in Italia sembra ofuscarsi sempre di più, purtroppo in Italia si giudica senza sapere. E chi decide di abbortire alle volte è portato a farlo per tutta quella serie di motivi che tu hai elencato…. e finche continueremo ad andare sempre più in basso nulla potrà farci sognare un Italia migliore.

  7. Brava Blimunda ci voleva. Sono completamente d’accordo con te. Il problema, comunque, è che l’Italia non è uno Stato laico. E’ uno Stato confessionale e l’etica è solo quella cattolica. Punto e a capo. Io vorrei vivere in uno Stato laico e non me posso più delle inopportune ingerenze della Chiesa nelle nostre faccende quotidiane. E questo indipendentemente dal fatto che io sia credente o no. La questione abordo è tragica e paurosa, ma vogliamo parlare del’eutanasia? E del divorzio? In Italia la legge dice che ci vogliono 3 anni di “riflessione” che diventano 5 fra attese di udienze ed amenità varie. Non è sentito dire, è successo a me.

  8. E’ già difficile essere madri per scelta perciò trovo aberrante costringere una donna a mettere al mondo un figlio che non desidera, avendo la certezza che dovrà farsi carico di tutto il peso della maternità visto che gli aiuti da parte dello stato sono davvero insufficenti!!
    Stefania

  9. Il fatto è.
    Che nessuna donna è PRO aborto.
    Che è una decisione dolorosissima.
    Che è l’ultima cosa che si vorrebbe fare.
    Ma che a volte bisogna scegliere qualcosa che non vorremmo per sopravvivere, per darci una possibilità in più.
    Perchè tutti sbagliano.
    Perchè mettere al mondo un bambino infelice e non amato è altrettanto grave che eliminare un feto di poche settimane.
    Perchè un bambino dev’essere voluto e amato.
    E non sempre si ha la forza.
    Siamo gente piccola. Siamo gente egoista. Siamo gente con un incredibile bisogno di felicità.
    Le gravidanza indesiderate non sempre sono felici.
    A volte ti sembra di dover scegliere tra la sua vita e la tua.
    E scegli.
    Punto.

  10. Purtroppo quando nasci in un Paese godi dei diritti in quel paese ma non ti garantisce nessun diritto altrove. Parola di emigrante giramondo. (Ovviamente se 1. ti sposi all’estero o 2. puoi permetterti strutture sanitarie private, cambia tutto.)

    Speriamo invece che tua figlia potrà vivere in un’Italia più matura, più laica e più rispettosa dei diritti delle donne e, perché no, un’Italia che non solo aiuti chi decide di abortire con coscienza senza moralismi beceri ma anche chi decide di non farlo, con qualche aiuto economico e pratico. Esattamente come fa la Francia oggi.

  11. Oddio….e io che dopo 17 anni all’estero e una vita trascorsa a vergognarmi di un’Italia troppo difettosa, sto pensando di tornare, a luglio, cosi lontano oggi eppure sembra gia’ domani. Senza un lavoro perche’ il nostro e’ il paese delle carte dove ogni titolo ha una sua precisa nicchia dalla quale non si esce. Peche’se nasci pizzaiolo devi morire pizzaiolo. Dove la parola mobilita’ significa capacita’ di movimento e basta. Dove presto tornera’ Berlusconi trionfante tra gli applausi di chi sosterra’ di non averlo mai votato. Dove si rimette in discussione il diritto di gestire il proprio corpo e la propria vita con una proposta assurda, umiliante di moratoria sull’aborto. In barba a 20 anni di lotta contro la negazione dell’autonomia per salvare migliaia di donne dall’orrore dell’aborto clandestino. Dove il papa detta legge e i laici sono i cattivi in uno stato laico. Dove i comunisti mangiano i bambini – quindi che bisogno c’e’ dell’aborto, in realta’. Dove nessuno muove un dito di fronte all’allontanamento di uomini come Biagi e Santoro dala televisione, ridete tutti, pubblica. Dove le donne intelligenti sperano che le figlie vadano via. Staro’ facendo la cosa giusta?

  12. Adel: non so. Io mi pento ancora adesso di essere tornata da Londra e potessi scapperei domani. Ma ogni persona è una storia a sé: valuta tu. Anche se non posso nasconderti che qui la notte è ancora lunga, anzi pare non finire mai.

  13. Ma l’avete sentita l’ultima sui medici che vogliono rianimare il feto?

  14. Sì. Come aprire il giornale e rovinarsi la domenica. Due notizie in prima pagina di Repubblica: in Italia quella dei medici antiabortisti, a fianco, in Spagna, la protesta di Zapatero per le ingerenze dei vescovi al voto. Due mondi sempre più distanti.

  15. MMHH Blimunda, di bene in meglio..Londra e’ proprio dove sto! Tre anni nella splendida Barcellona spagnola e 15 qui, nell’algida Albione.

  16. Bellissimo post. Anche io sentivo che l’embrione (ancora oggi non riesco a chiamarlo figlio)che avevo nella pancia era un clandestino,qualcosa che non c’entava nulla con me ed infatti,ho abortito. Ma perchè invece di esaltare la maternità nella pubblicità, nei programmi televisivi etc…non si spiega alle donne cosa essa sia, ma dove sta scritto che tutte le donne devono sentire l’istinto materno? se mi avessero detto prima di cosa si trattava,non sarei rimasta incinta (cosa che feci volontariamente)e quindi non avrei abortito. Non dubito che ci siano donne strafelici della gravidanza e del parto, ma non siamo tutte uguali ed abbiamo il diritto di essere informate!in caso contrario ci devono lasciare la possibilità di rimediare, perchè rimediare ad una falsa informazione significa salvarsi la vita. Se non mi avessero permesso di abortire, mi sarei gettata da una finestra!

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