Avrei dovuto immaginarlo.

Perché i gatti fanno parte della mia vita da circa trent’anni.
E so perfettamente che non c’è niente che abbia meno probabilità di realizzarsi (no, nemmeno un sei al Superenalotto) di un gatto che usa, consapevolmente e magari anche con un certo piacere, qualcosa che abbiamo comprato/approntato/realizzato appositamente per lui.

E allora perché io, ad ogni scatoletta o bustina di pappa, mi sono sporcata orrendamente le mani con quella poltiglia maleodorante (gatti, siete sicuri che le scatolette vi piacciano davvero?) per recuperare il prezioso tagliandino della raccolta punti?
Perché ho passato intere serate a ritagliare pazientemente decine di punti e poi incollarli sulla scheda?
Perché ho affrancato la busta, ho atteso trepidante l’avviso, ho fatto una fila di un’ora in posta per ritirare l’ambitissimo, candido “Pouf morbidissimo per il riposino del vostro gatto viziato”?
Perché se poi Luna lo degnato di un’annusata distratta, quella che di solito riserva alle mosche morte e stramorte, per poi ignorarlo totalmente?

E soprattutto, perché da due ore l’unica cosa che mostra di apprezzare, vedi foto, è la scatola di cartone che conteneva il magnifico regalo?
Ah, la suprema saggezza felina, perdipiù anticonsumista e no global.
Quante ne ho ancora da imparare…