Quelle che la maternità la praticano da più anni di me penseranno che sto scoprendo l’acqua calda, ma io sono sconvolta. Avete visto, in un qualsiasi centro commerciale, i regali di Natale per i bambini, anzi per le bambine?
Cucine, pentole, forni (angelo del focolare); bambole con vasino e/o pannolino da cambiare (per sviluppare da subito l’attitudine caring che ci vede prima pulire il culo ai piccoli di casa e poi agli anziani non autosufficienti); ferri da stiro e macchine per cucire (son tempi duri, meglio essere autarchiche); mini Folletti (non nel senso del fantasy, proprio gli aspirapolveri) fino al genio sublime del carrello per le pulizie con spazzolone, stracci, scopa e spray igienizzante.
Lo so che il dibatitto giochi per bambini/giochi per bambina è aperto da anni, ma la domanda che mi pongo è meno pipponara e più semplice, cioè: una bambina si diverte davvero a fare finta di pulire casa con il carrello come quello dell’Inserviente di Scrubs? E se si diverte perché sta “praticando il gioco simbolico” (sì, sono toccate anche a me le riunioni dell’asilo nido con tanto di spatafiata delle educatrici sull’importanza del gioco simbolico, bla bla), perché i suoi simboli devono essere, fin da subito, quelli della sottomissione femminile, dell’aurea modestia, del rigoverno della casa e degli abiti di chi, invece, esce, va fuori a lavorare, a guadagnare, a fare cose e vedere gente?
Mia figlia, due anni, ama i palloni, i pelouche, le macchinine e il disegno. Ha anche una bambola (orrida, che mi terrorizza, ma quello è un problema mio), perché non volevo commettere l’errore inverso e bandire i giochi per bimba completamente, anzi. Non nascondo però che l’indifferenza che mostra per la bambola di cui sopra mi da una certa gioia, ma comunque.
Quello che mi spaventa, lo vorrei chiarire, non è la singola bambola, l’innocuo fiocchetto: è il preoccupante senso unico imboccato da produttori di giocattoli e negozianti nella sessualizzazione precocissima dei regali per maschi e per femmine.
Per questo, oltre che per altre mille ragioni, vorrei ancora vivere a Londra per aderire con entusiasmo alla campagna I think pink stinks della benemerita associazione Pinkstinks per boicottare i negozi che dedicano vetrine tutte rosa e caramellose alle bambine. Date un’occhiata al sito: si parla di ruoli e modelli positivi e negativi, di WAGS, di idee per non assorbire e replicare passivamente, come madri, gli stessi cliché che ci hanno imposto decenni fa da figlie.
Mia sorella ha due gemelle di dieci anni. Le ho regalato “Ancora dalla parte delle bambine” della Lipperini, e dopo averlo letto si è dichiarata “sconvolta” e mi ha ringraziato in parecchie lingue (!) dicendo che aveva capito molte cose e avrebbe cambiato “indirizzo” alla situazione- giochi per le figlie. In effetti, lo ha fatto davvero…Rendere la lettura del sopracitato libro obbligatoria per tutte le madri di figlie femmine? :-)
Sarebbe sicuramente un (buon) inizio.
io alla mia non ho mai comprato questi giochi, anche perchè mi sembra davvero il modo di farle crescere, oltre che “casalinghe in carriera”, anche ” maniache della pulizia in carriera”.
A parte che comunque quando avevano il bizzo della pulizia, usavano tutti (anche i maschi) le scope vere.
Comunque sono d’accordissimo su questa sessualizzazione dei giochi, che inizio a vedere anche nei giochi per piccolissimi, proprio da 0 mesi in su! Io ho sempre cercato di assecondare i desideri, tant’è vero che mia figlia giocava con i Lego e con i Meccano, mentre invece il maschio ogni tanto prendeva le bambole a sua sorella e io ne ero anche contenta.
Non parliamo poi dei reparti “vestiti da bambina”: qui appena entri in un negozio lo individui subito quel reparto lì, fino ai 7-8 anni l’unico colore presente è il rosa, che al massimo diventa lilla o viola, ma alla fine sempre rosa è. Per i maschi invece solo azzurri o marroncini, meno male che ora si trova anche il verdino perchè senno sai che tristezza!
Insomma, questo post proprio mi è piaciuto, hai talmente ragione!
quindi ho fatto bene a prendere per la figlia della figlia di mio cugino (tre anni, sveglissima) una fattoria con tanto di animali, trattori e rotoballe? ricordo che alla di lei mamma (5/6 anni) avevo regalato una ruspa (con la mia di madre, inorridita :D )
grande! io ho due figli maschi se dovessi fare una femmina (me lo auguro) non la crescerò sicuramente come una desperate housewife anche perchè io sono cresciuta con le macchinine! per contro i miei figli hanno peluche, passeggino, cucina etc. perchè mi dà fastidio anche lo stereotipo dell’uomo che non deve chiedere mai e non saper far niente
Quando esprimo pareri simili (ho ‘solo’ ventidue anni e i figli sono lontani, ma la penso esattamente come te) mi sento zittire perché mi si chiede se, inversamente, comprerei una Sbrodolina a un bambino.
Se rispondo che una bambola non rende un bambino un futuro omosessuale è la fine.
Il problema è che il circolo è vizioso: occore cambiare l’educazione per cambiare la società, ma occorre che la società cambi perché possiamo cambiare l’educazione.
Una bambina con un’autopompa di vigili del fuoco per giocattolo o un bambino con una Barbie scatenerebbero il putiferio come prima cosa nell’asilo stesso: estendendo il discorso, sarebbe uguale mandare un figlio non battezzato e cresciuto da ateo in una scuola in cui è obbligatoria la preghierina prima del pasto (cioè tutte le scuole materne e primarie che conosco).
Pensare a queste cose mi spaventa. Mi chiedo che tipo di madre sarò e che compromessi riuscirò a trovare con me stessa e le mie idee pur di far avere una vita tranquilla [non emarginata] ai miei figli.
Il futuro è nebuloso per tutti. Tempi duri aspettano noi che ci affacciamo appena alla maturità, perché le nostre menti più aperte sono incatenate a società, nonostante tutto, ancora fortemente arcaiche.
Fortuna che la mia, due anni, ha un fratellone di 5 e mezzo e per ora gira per casa brandendo Hulk e facendo versi con la bocca come vede fare a lui. Mi sa che questo Natale arriveranno irrimediabilmente anche giochi “femminili”, vedremo chi dei due li apprezzerà di più :)
Io credo fermamente che siamo noi madri di oggi a formare le nuove relazioni fra i sessi di domani. Sono in gran parte le madri dei bimbi a definire che uomini saranno e come tratteranno, un domani, le donne. E le madri delle bimbe a definire che donne saranno, quali ambizioni avranno e quali obiettivi si porranno. E come accetteranno o non accetteranno di farsi trattare dai loro compagni. E si parte (anche) dalla scelta dei giocattoli.
Ciao,è sempre molto bello leggerti.
Scrivi bene, parli in modo esaustivo e, soprattutto, difficilmente ti sfugge qualcosa.
Ho 43 anni.
Sono madre da 27 e mezzo di tre figli e, l’ultima, deve compiere tre anni.
Le tue parole mi sembrano i miei pensieri che maturavo ogni santo giorno fino a… cielo! tre anni fa.
Non so che dirti. Sono cambiata, lo ammetto.
Mentre aspettavo Sara, la piccoletta, mi ripetevo che mai e poi mai (dio me ne scampi!) avrei riempito l’armadio di mia figlia con colori che avessero variabili e nuanches che partono dal rosa al rosa…
Oggi apro l’armadio (peraltro di colore azzurro…) e, cielo, il 70% dei suoi capi sono rosa. Mi rimprovero, rimbrotto il mio compagno che sorride bonariamente e poi rido. Rido perchè ogni volta che ho messo le mie manine sopra un capo d’abbigliamento ho fatto tutte le tue considerazioni ma, mio malgrado, la tentazione della delicatezza di quel colore (in tutte le sue nuances), lustrini e perline sono intrinseche dentro di me.
Ancora mi sorprendo.
Ogni tanto ho la sensazione d’acquistare di nascosto (da me stessa, ovviamente).
E passiamo alla nota dolente.
Il giocattolo.
Sempre io fino a tre anni fa: “non scherziamo eh? ho cresciuto due maschi senza difficoltà, ed oggi sono due uomini fantastici. Il mio ragazzone di diciannove anni quando ne aveva sei mi ha chiesto una barbie… vuoi la bambolina? ma si, chi se ne importa…” c’era, ovviamente un motivo, nel cortile dove giocava il 98% dei coetanei erano bambine. O si adattava ai loro giochi oppure era un alienato.
Per il resto alcuni giochi maschili (per le influenze esterne era ineluttabili) ma una valanga di giochi costruttivi (chiamiamoli neutri): dal puzzle, ai libri, ai mattoncini lego…
Poi un veto assoluto per le armi.
Ma, ohimè, con il tempo ho dovuto fare i conti anche con gli altri. Vietare anche a coloro che mi conoscevano poco di fare dei regali di un certo tipo diventava decisamente complicato così, purtroppo, ho dovuto accettare che in casa arrivassero alcune cose che non apprezzavo (che mi premuravo a nascondere ma che venivano puntualmente richieste con una certa insistenza, proprio perchè vietate).
Alla fine ho gettato la spugna ed ho lasciato che alcune cose diventassero parte anche della vita dei miei figli, senza forzare la situazione, per non rendere determinati oggetti particolarmente desiderabili.
…
Natale 2008.
A Sara, fra le decine di regali che abbiamo acquistato con il mio compagno, sono scappati anche (nell’ordine) una bambola, i pentolini, l’aspirapolverina (sono rossa, quasi paonazza dalla vergogna ma…). Ecco a Sara sono piaciuti. Lei, già allora, aveva il senso dell’emulazione ma non soltanto mia ma anche di suo padre (che si occupa in generale della casa quanto me), di suo fratello (che non si è mai “ribellato” ad incombenze domestiche o a preparare una cena) e, naturalmente, di sua nonna con la quale condivide ancor oggi moltissime ore della sua giornata.
Per fortuna l’aspirapolverino non funzionava e l’ho riportato indietro e, no, non ha sofferto ma ad usa semplicemente l’aspirabriciole in carica in cucina, quando ne ha voglia e quando sente di potersi rendere utile.
I pentolini erano un suo fortissimo desiderio così, mia mamma, ha pensato ad una bella cucina, dove Sara prepara fantastici pranzetti da sottoporre a mamma e papà quando tornano a casa la sera…
Ah, le bambole?? Ne ha… sì, ne ha tante (almeno sei o sette) ma ha con loro un rapporto di odio/amore, malgrado, ultimamente, stia riversando sulle poverine alcuni atteggiamenti palesemente miei…
I bambini sono bambini, piccole personcine che desiderano tantissimo sentirsi a loro agio con i giochi che ritengono essere loro più adatti.
Sta a noi rendere tutto quel rosa semplicemente un colore dalle nuanches meravigliose e non un appellativo. Il rosa diventa un’etichetta quando noi vogliamo che lo sia e, sinceramente, forzare la situazione privando le bambine di quella femminilità che viene espressa anche dal luccicare e dal sentirsi utili nelle loro gestualità non mi sembra particolarmente educativo.
Sarà verso i cinque/sei anni che i nostri occhi, le nostre parole e tutti i nostri sensi dovranno stare attenti a quanto sta succedendo.
Un ultima cosa.
Quando ero bambina mia madre cuciva i vestiti per me. Era sarta. Ho passato un’infanzia felice fra pizzi, fiocchi, volantini, capelli arricciati a modo, collanine e quant’altro.
A dieci anni ho cambiato rotta. Da sola. Per oltre quattro anni non ho più indossato una gonna ed il mio colore preferito fino ai 35 anni è sempre stato il nero…
Un set di pentolini in casa non distrugge l’equilibrio femminista di una futura donna. Però è giusto trovare a nostra volta l’equilibrio nel circondare i nostri figli di oggetti, senza esagerare stando troppo dall’altra parte.
Il discorso è davvero lungo e, quando ho affrontato questo post temevo quello che è successo… cielo, mi sono persa!
:)
Scusa se ho approfittato del tuo spazio ma il piacere di potermi relazionare a te è stato più forte di me.
Grazie per l’ospitalità, Cristina
si parla di problema anche dei colori dei vestiti per i bambini!cosa ci dovrebbe essere nel reparto per femminucce?tutine marroni blu e verdi e rosa in quello dei maschi?a me piace vestire mia figlia di bianco ,di rosa e non ci vedo niente di problematico!!
ciao Blimunda,
torno periodicamente sul tuo blog e oggi il tuo post mi ha riattivato un pensiero che coltivo da sempre.
Concordo in linea di massima con il tuo discorso ma sono decisamente più preoccupata per l’altro modello imposto alle nostre figlie: quello dell’ipersessualizzazione precoce. Non intesa come distinzione precoce di genere (che comunque secondo me esiste) ma come identificazione precoce nel corpo femminile adulto.
Se ti capita di guardare la televisione (io ho solo una primitiva TV “normale”) e magari non in periodo natalizio, il ruolo femminile della madre e della massaia è ampiamente sostituito da quello della modella culona e tettona, a partire dalle ormai datate winx per passare ai giochi elettronici “Tu in discoteca”, “Tu diventi una star” e cose del genere.
Le Lelly Kelly e le Lulù propongono scarpe con il tacco e il gadget che regalano è una trousee completa di tutti i trucchi…
Le mie alunne (insegno in una scuola media) anche quando hanno grandi potenzialità si vedono quasi tutte nel mondo della moda e dello spettacolo e si atteggiano come le più scarse veline passate di recente sui nostri schermi.
La mia bambina gioca molto con le bambole: gioca a fare la mamma, le cura, dà loro da mangiare (al seno :)), le coccola, le lava e le mette a letto. Io credo che questo sia un primo allenamento all’interesse per gli altri e non alla sottomissione.
Mio figlio alla sua età faceva la stessa cosa con i suoi orsi…
Il condizionamento comunque è forte: credo che il nostro compito sia quello di avviare i nostri bambini alla consapevolezza di ciò che li circonda, lasciando loro una certa libertà di movimento. Un’esperienza provata, anche se per noi è becera, all’età giusta è molto meno pericolosa di un’esperienza desiderata e mai esaudita.
A presto e buoni regali di Natale!
Carolina
Sai, Blimunda, in linea di massima lo trovo un pensiero interessante, ma secondo me non dev’essere imposto. Dev’essere il frutto di un percorso. E non del genitore, ma della bambina.
Imporre un rifiuto a priori: perché? Ognuno ha la sua indole, bimbi compresi. Per dieci piccole acquirenti di Barbie e finti elettrodomestici ce ne sono tre che vanno matte per Lego e giochi di attività. E poi, ahimé, la fase dell’imitazione va concessa a tutte. Prendi un modello, spesso quello della mamma ma ormai condito di quel che di femminile passano i media – quindi very pink, e lo imiti. Solo DOPO l’imitazione puoi CONTESTARLO. Questa è psicologia spicciola. Parlo da ragazzina molto pink, che poi ha passato una fase molto not-pink, e poi si è riappropriata per scelta del rosa che voleva. Nella dose che voleva. A modo suo.
E oestamente c’è qualcosa del pink che ancora adoro. E’ una visione positiva del mondo. E’ un modo di prendersi poco sul serio. E’ il piacere delle cose “carine”.
E sai cosa? A volte sono proprio le “Principesse” a farti il culo a strisce. (farTI metaforicamente, non a te)
Io sono d’accordo perché sono veramente una mosca bianca quando si parla di queste cose (ne parlo ampiamente nel mio blog)
E vorrei dire:
1- le mamme di oggi dovrebbero darsi una mossa e velocemente, anche! Non è possibile essere ancora qui a fare questi discorsi nel 2010, quando io li facevo già 20 anni fa e mi sembrava che la società fosse maschilista allora!
2- per quanto riguarda la ipersessualizzazione: io ho amiche che comprano i reggiseni e i trucchi a bambine di 7, 8, 9 anni. Poi dicono che è solo per giocare ma io, che sono forse troppo prevenuta, mi vedo già la bambina troieggiante in giro. Scusate, ma mettere l’ombretto a 9 anni io non lo concepisco proprio, a meno che non si giochi, a casa e non in giro!
3- in Svezia hanno deciso di vietare la roba rosa! Bellissimo, dico io, che odio il rosa e che se faccio una femmina la vestirò di tutti i colori del mondo tranne quello. Cosa cavolo vuol dire questa divisione di colori? Ma perché non si può vestirsi del colore che si vuole indipendentemente dal sesso?
Troppi condizionamenti.
p.s. io sono così nonostante da piccola amassi molto giocare con le bambole e con le Barbie. Ma uno deve essere libero di scegliere e non ci devono essere divisioni in reparti maschili e femminili.
i avrei tanto voluto un treno elettrico…. nisba, roba da maschi! Auguri
Assolutamente in accordo con te, anche se non è detto che debba essere categorico il no al rosa, in primis perché molte cose “da femmine” ce le troviamo in casa regalate anche se non richieste. Mia figlia apprezza allo stesso modo il suo camion + ruspa e l’aspirapolvere rosa con la scritta “only for girls” (giuro), e spesso passa l’aspirapolvere insieme al babbo.
Il punto secondo me sta soprattutto negli esempi famigliari che passiamo loro, e questo lo spiega bene il libro citato “Ancora dalla parte delle bambine” della Lipperini. Ma lo spiega meglio il predecessore, di trent’anni fa, della Gianini Belotti, “Dalla parte delle bambine”. Che non dovrebbero leggere solo le madri (e i padri) di figlie femmine, ma anche e soprattutto quelli di figli maschi, e gli educatori in generale!
A onor del vero devo dire che io adoro stirare – contrariamente alle mie amiche – solo perchè da piccola avevo il mio ferro e il mio asse e aiutavo mia nonna con fazzoletti (quando c’erano ancora quelli di stoffa), federe e asciugamani. Chiamiamolo imprinting… Mia figlia, quasi 4 anni, invece gioca solo con i pupazzi, la fattoria e il Lego. Detesta bambolotti e Barbie anche se tutti si ostinano a regalargliene. A pensarci bene, però, ama visceralmente il suo ferro da stiro, forse perchè gliel’ha regalato suo “marito”?
I giocattoli, però, sono uno strumento del gioco. Le bambine vittoriane reagivano alla estrema sessualizzazione delle bambole (che erano usate come retorica del ruolo che la bambina avrebbe avuto nella società) decapitandole e organizzando veri e propri funerali con tanto di bare e vestiti confezionati dai genitori. È molto interessante, a questo proposito, il libro "Critical Play" di Mary Flanagan.
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I giocattoli, però, sono uno strumento di gioco. Le bambine vittoriane reagivano alla estrema sessualizzazione delle bambole (che erano usate come retorica del ruolo che la bambina avrebbe avuto nella società) decapitandole e organizzando veri e propri funerali con tanto di bare e vestiti confezionati dai genitori. È molto interessante, a questo proposito, il libro "Critical Play" di Mary Flanagan.
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mercoledì addams, un modello
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@Federico: mi riveli cose meravigliose :)
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Federico, i giocattoli sono ANCHE uno strumento di gioco. Per un bambino/una bambina sono sicuramente molto più di questo. Il gioco è il modo con cui il bambino impara a "stare al mondo": imita gli adulti, interiorizza i ruoli della società in cui vive. E a me fa venire la nausea che il mercato imponga alle bambine, nel 2010, gli stessi ruoli di gioco che avevano, come evidenzi tu, in epoca vittoriana. Non sto dicendo che tutte le bambine vorrebbero giocare a calcio o alle costruzioni. Sto dicendo che dovrebbero averne la possibilità. Sto dicendo che i giochi dovrebbero essere giochi PER TUTTI. Non giochi "da femmine" e "da maschi".
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Perchè… perchè… ma perchè entrando in un negozio di giocattoli si viene sommersi da quisquiglie ROSA per bambine e giocattoli AVVENTUROSI per bambini… ma una DONNA non può sognar altro che metter al mondo creature?… no dico… non potrebbe sognar di diventar una Montalcini o una Margherita Hack?….
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Perchè… perchè… ma perchè se entro in un negozio di giocattoli si viene sommersi da quisquiglie ROSA per bambine e giocattoli AVVENTUROSI per bambini… ma una DONNA non può sognar altro che metter al mondo creature?… no dico… non potrebbe sognar di diventar una Montalcini o una Margherita Hack?….
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Ma su questo siamo d’accordissimo, Marta, ci mancherebbe. Evidenziavo solo il fatto che quei modelli imposti dall’alto spesso vengono distrutti dai bambini, che sono bravissimi nel gioco critico. E che una cosa è il giocattolo, che è strumento e il gioco, che di quello strumento è la messa in atto. Ripeto, sono assolutamente d’accordo sul fatto che anche lo strumento abbia un suo significato, ma almeno permette la scappatoia del critical play.
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Federico, ack :)
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Guardiamolo anche dall’altro lato: a Badòn piace giocare con i piccoli pony rosa, ma se ne guarda bene da farlo quando ci sono i suoi compagni di classe.
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Per contro, la piccola Pìgua non disdegna i mostri, ma non viene presa in giro da nessuno
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eheh :)
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zuck, mi spiace per Badòn :S
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d’accordo con l’idea che i modelli culturali proposti sono spesso delle gabbie comportamentali. alle volte però si rischia, per fuggire da quelli, di stimolare l’estremo opposto, cioè una mascolinizzazione che ahimè è già sin troppo presente nel mondo, a partire da qualche dio :-)