Quando lavori in un settore da anni, non vedi più parecchie cose. Storia vecchia: accumuli esperienza ma, a parte rari e felici casi, perdi la freschezza nell’osservazione. Nel mio caso, si parla di siti femminili. Ore e ore di brainstorming sul taglio editoriale, il colore della testata, il ricciolo sopra il titolo per poi scoprire che l’utente medio non trova dove loggarsi o non comprende la differenza fra forum e blog.
Per questo mi sono molto divertita quando mi hanno chiamato per una lezione al corso di Comunicazione e promozione editoriale online della Statale di Milano. Dopo un’oretta di teoria, per l’esercitazione pratica ho chiesto ai ragazzi, età media 22 anni, di comparare 4 grandi siti femminili – Donnamoderna.com, Elle.it, LeiWeb, Style.it. (E’ successo a metà maggio ma trovo il tempo di parlarne solo ora: dando una rapida occhiata, però, direi che le cose sono rimaste più o meno invariate). I ragazzi, nell’analisi, hanno usato tutti i parametri che conoscevano: usabilità , traffico, presenza (e tipo) di pubblicità , contenuti, community. Ne è uscito fuori un quadro interessante, a tratti ingenuo, irriverente il giusto, per molti versi sorprendente. C’è chi ha definito una homepage “caotica come la borsetta di una donna”, chi con stupore ha notato come la sezione dedicata al lavoro sia “scarna e discriminante”, chi ha segnalato l’invadenza estrema dei contenuti pubblicitari (scrivendo la temibile frase: “Spesso non si capisce se un elemento pubblicato è una pubblicità o un contenuto del sito”), chi invece si è dedicato alla community o alla relazione siti/testata cartacea.
Li trovo tutti commenti molto interessanti, soprattutto perché scritti da una generazione che si informa in modo molto diverso da noi (e per “noi” non intendo necessariamente gli addetti ai lavori ma i 30-40enni che non vivono sui socialcosi e comprano ancora il quotidiano. Ce ne sono, eccome, e forse converrebbe ricordarlo più spesso).
Per i ragazzi invece la testata, il “marchio” di una rivista ormai significa poco o nulla e in ogni caso non è più sinonimo di affidabilità . Quindi il loro sguardo è libero da condizionamenti generati dalla casa editrice e dal posizionamento sul mercato. Per questo secondo me è una lettura è interessante per gli addetti ai lavori, ma anche per i lettori. Infine, se avete bisogno di uno stagista, pensate a loro. Sono davvero bravi.
Tutti i commenti ai siti femminili li trovate qui.
ciao B.
posso farti una domanda da perfetta ignorante? cosa vuol dire “nessun tag.” che aggiungi da un po’ di tempo?
sul contenuto di oggi non posso dir nulla, perché non è il mio campo, non navigo in quelle acque :-))
Ciao cara, non ti preoccupare, non richedeva commenti, era solo, come si dice? Divulgazione!
Per i tag: da un po’ di giorni non mi funziona l’applicazione che gestisce i tag in fondo ai post. Non lo inserisco io, va su in automatico.
(scrivendo la temibile frase: “Spesso non si capisce se un elemento pubblicato è una pubblicità o un contenuto del sito”)
E’ che a volte, soprattutto nei femminili, le due cose coincidono…. :-)
Io invece ho notato che in tutti i siti editoriali (magazine e newspapers) non esiste alcuna sezione/area dedicata ai giovani 16-24 anni. Come se non esistessero.
E poi ci meravigliamo che proprio quella fascia di età non frequenta/legge quotidiani online ma preferisce i social networking.
La verità è che chi scrive nelle redazioni ha un’età media di 45 anni ed è completamente scollegata dalla realtà dei giovani e, nello specifico, del mondo universitario.
Io aspetto con fiducia il cambiamento generazionale. (che mi manderà in pensione).
bellissima la domanda qui sopra. :) dovrebbero farla leggere a tutti i progettisti web d’italia.
Rossa, infatti il problema non è la pubblicità, che è cosa buona e giusta necessaria per sopravvivere: il problema è, appunto, renderla chiaramente riconoscibile.
Tillaus: purtroppo sì, nonostante la tanto sbandierata “gioventù” della rete, anche lì chi ha il potere e i soldi per decidere giovane non è affatto.
confuso: la domanda sui tag? ;-)
Un post molto interessante per chi come me è over 45, è un’autodidatta del web (ma anche una pioniera: divorziato nel 1997 causa nuova fidanzata – di lui – pescata in una chat) e si fa molte domande su cartaceo ed on line. Ma non è che per caso i blog delle testate importanti campano (e attirano pubblicità) grazie ai commenti delle utenti? Che scrivono gratis…
Io sono una “giovane” di 38 anni e i siti femminili li abooooorrro, così come i giornali femminili.
Troppa pubblicità, chiacchiere, gossip, consigli di bellezza che tutti sanno non funzionare e moda.
Poco del resto.
Non mi sono mai piaciuti.
Mantengono un po’ lo stereotipo della donna che pensa solo a “profumi e balocchi”.
Boh!
(Elle, poi, lo giudico il peggiore: TUTTA pubblicità)
Ho visto invece giornali stranieri che sono leggermente migliori.
p.s.
anche io pioniera del web e di tutto ciò che è online.
ciao, interessante il post. io sono una giovane 30 enne che vive di web e concordo con i ragazzi, spesso i siti delle testate giornalistiche femminili sono caotici e incomprensibili, gli spazi comunicativi vengono gestiti male e non sono ben definiti. questo porta secondo me ad un utente più abituato alle rete e frequentarli poco o per niente. spero di vedere sviluppi e miglioramenti in questo settore in futuro.
Mi stupisce che non venga segnalata (o venga segnalata poco), nelle recensioni, l’unica cosa che invece per me era importante (inizio a preoccuparmi per me…): la lentezza, enorme, di questi siti.
Per una come me che usa Internet per lavoro, è inaccettabile aspettare più di 3 secondi per il caricamento di un sito.
Tu cosa ne pensi? Credi che possa incidere?