Il dramma del tecnico in casa

Sono certa che l’avete provata anche voi. Parlo dell’ansia da prestazione che ti incute la presenza del tecnico in casa. Di qualsiasi tecnico, inteso come persona che entra in casa tua per riparare qualcosa. O per svolgere un qualsiasi lavoro manuale. Sì, anche il muratore o il factotum anzi il tapullante, come si dice a Genova.
Il tecnico sopradescritto entra in casa e inizia: “Ah signora” (per il tecnico sei sempre una signora), “Ah, signora, qui è un disastro“.
Questa è la frase di esordio.
E tu immediatamente inizi a balbettare come una scolaretta beccata senza il compito. Perché lui, sguardo obliquo, ti accusa.
Ti accusa di non aver trattato bene l’elettrodomestico (“Ci credo che si è rotto”). Di aver rovinato il parquet con i tacchi. O sovraccaricato a bella posta l’impianto elettrico.
Tipo stamattina è entrata in casa mia una delle sottospeci più pericolose: il tecnico della lavastoviglie.
Brusco, efficente, con un accento milanese da paura.
Ha smontato l’ambaradan. Ha allagato la cucina. Ha ridotto il pavimento che sembrava ci passassero le fogne di Calcutta. E poi ha scosso la testa per un tempo interminabile.
“Signora, ma lei non usa l’apposito solvente ogni mese e mezzo?”
L’apposito solvente? QUALE apposito solvente? Dov’è, cos’è? Si trova al supermercato?
“Eeeeh sì, adesso si trova al supermercato! La volete facile, voi. L’apposito solvente si trova solo dai ricambisti. E serve ad evitare che nel filtro si depositi questo grasso qui. Guardi. GUARDI QUI! Succede a volte, eh, ma una roba così non l’ho mai vista.

E insiste per mostrarmi un orrendo agglomerato biancastro che a me, svegliata all’alba (il tecnico si palesa sempre alle prime luci del giorno) e senza colazione, ha rovesciato lo stomaco.

Improvvisamente ti senti in colpa. Colta in fallo. Una pessima donna di casa. Una pessima donna, punto.
Ma non è solo un fatto di sesso eh. Ho visto fior di manager che fanno scattare decine di sottoposti con uno sguardo regredire alla fase infantile davanti a un muratore che li accusava: “Eh, ma da chi lo ha fatto fare quel lavoro lì? L’hanno fregata, le hanno rovinato un muro”
(Per il tecnico, di qualsiasi cosa si occupi, il lavoro fatto da chi lo ha preceduto è sempre una sciagura, una piaga biblica, una rovina totale).
Non c’è soluzione, comunque, se non la doppia mazzata del pagare e pregare. E quindi azzerbinarsi ai suoi piedi, contrita, sperando che ti risolva il problema. Perché quando hai un tecnico in casa, hai un problema. E lui è l’unico depositario del segreto che può aiutarti.
Tipo io alla fine di un’ora di umiliazioni e e velato disprezzo (“Questa va avanti ancora anni, certo, basta trattarla in un certo modo. Le va bene che ha trovato me che gliel’ho riparata”), mi sono ascoltata, con una voce che non era mia, chiedergli in ginocchio di procurarmi vari flaconi dell’apposito solvente, neanche fosse il più corteggiato dei pusher.
Stasera, però, non lavo i piatti. Va bene così.

3 thoughts on “Il dramma del tecnico in casa

  1. Ho un idraulico che sembra lo yeti e ci prova con tutte… Vuoi che te lo mando? ;-)***

  2. No dai, il cliché dell’idraulico sessuomaniaco, no! Non me l’aspettavo da te ;-)))

  3. Pur di non lavare i piatti a mano, todo va bien ;-))

    (da me ho esaudito il tuo desiderio sulle palle dei topi…;-D*****

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