Siccome si sprecano le lamentele sulla nostra società High-tech/Low touch che di fatto ci riempie di mezzi per comunicare ma inibisce la vera comunicazione; siccome un gruppo di persone ha deciso addirittura di scendere in piazza per regalare due chiacchiere gratis a chi non ha nessuno con cui parlare; siccome infine il telefono amico sottolinea che il 67% delle chiamate che riceve non servono a risolvere problemi specifici ma sono “semplici” richieste di ascolto, ho pensato di pubblicare questa intervista alla psicologa Giuliana Proietti, che ho fatto recentemente per Donna Moderna.
Giuliana spiega in sintesi come e perché dovremmo imparare ad ascoltare gli altri. Magari un po’ di ripasso serve a tutti.
Abbiamo due orecchie ed una sola lingua, diceva Diogene, per ascoltare di più e parlare di meno. E invece pochi sono quelli che esprimono giudizi dopo aver ascoltato ciò che un’altra persona dice. Per riuscire ad ascoltare dunque bisogna in primo luogo fare uno sforzo di modestia, riconoscendo che tutti hanno qualcosa da insegnarci. Poi bisogna concentrarsi su quanto viene detto, evitando di anticipare le risposte prima ancora che chi parla abbia terminato. Occorre soffermarsi sullo stile del linguaggio, la postura, i gesti, le espressioni del viso: le parole trasmettono i contenuti, ma per comprendere veramente l’altro è utile affidarsi anche al linguaggio del corpo, capace di veicolare i pensieri profondi più di tante parole.
Durante l’ascolto è consigliabile intervenire con domande mirate. In genere le interruzioni infastidiscono, ma se sono delle richieste di chiarimento per una maggiore comprensione, chi parla le apprezza molto. Può essere utile anche riformulare le affermazioni che l’altro ha fatto, come: ‘Se non sbaglio quello che tu sostieni è…’. Ripetere le frasi con parole proprie serve a mandare un feedback all’altro facendogli capire che lo si sta ascoltando.
Alla fine di ogni conversazione si dovrebbe offrire una sintesi di quanto si è ascoltato, sottolineando i passaggi più significativi. Infine, un buon ascolto non è nemico del silenzio: quando l’altro tace, non si deve cedere al desiderio (o all’ansia) di riempire i vuoti con tante parole, spesso inutili, per uscire da incomprensibili imbarazzi.
Il silenzio è davvero d’oro, soprattutto quando non c’è nulla da dire.
Posso concordare in pieno?
Il teatro mi ha aiutato tanto nel comprendere e nell’utilizzare il linguaggio del corpo, si possono fare delle intere conversazioni senza nessuno dica mezza parola, ve lo assicuro. Il silenzio è davvero d’oro. Il più delle volte è sufficiente guardare negli occhi la persona con la quale stiamo parlando per fargli capire quello che vorremmo dire ma che ha parole non è possibile esprimere.
quindi, se ho capito bene dato che la mancanza di linguaggio del corpo potrebbe portare a un fraintendimento, dici che bisogna stare attenti, quando uno parla: concentrarsi, fare domande pertinenti, magari ripetere il concetto appena espresso. alla fine, se è il caso, riassumere brevemente il discorso per evidenziare i punti fondamentali. giusto? no, non rispondermi, grazie. meglio il silenzio :-)
Alessio: il “teatro del silenzio”, non male!
adriana: ma perché? E’ così bello parlarsi e capirsi…Sì, d’accordo, se pensi a fare tutte quelle cose lasci perdere, ma per chi ha un minimo di empatia o di intelligenza emotiva, chiamala come vuoi, dovrebbe venire quasi naturale.
ehi… stavo solo seguendo le istruzioni punto per punto, era un gioco!
a pensarci, scommetto che faccia a faccia non ci sarebbe stato l’equivoco.
Acc! E’ mancato il linguaggio del corpo ;-)
…e gli sguardi, e le variazioni del tono di voce. Eloquentissimi per capire ancora meglio. :-*
Ma sai che è interessante?
La cosa essenziale è che due che vogliano ascoltare l’altro non si incontrino mai…
Si, è vero, si possono capire tantissime cose osservando, credo che sia importante l’uso, o meglio lo scopo della comprensione e trascendere (!) la dominanza culturale dell’uno sull’altro.
Stimo tantissimo le persone che ascoltano e tra tutto il ciarpame trovano qualcosa di buono su cui meditare e trarre insegnamento, purtroppo anche se stimo questo comportamento, verifico che lo usano quasi esclusivamente personaggi con scopi poco disinteressati..e psicologi
l’opera di carità più grande di questi tempi è ascoltare
l’arcivescovo di Bogotà a mio padre riferito ad un loro commensale che non taceva mai…… è vero da tutti si può imparare qualcosa ma non sempre se ne ha voglia nè l’obbligo
Un’amica giapponese mi ha detto: voi occidentali parlate con la bocca, noi con glii occhi. ;-)***
Sì, Princy, però si suicidano a un ritmo impressionante: forse verbalizzare non gli farebbe male…
Comunque è tutto vero. Ascoltare è un’arte. E se praticata con costanza è anche un’arte molto appagante.
Raffa: certo, ma qui si parlava di ascolto disinteressato. Io passo metà della vita ad ascoltare gli altri (nel senso di amici e amiche) senza scopo di lucro e ti assicuro che può essere molto gratificante. Vero che a volte mi stresso, però diciamo che nella maggior parte dei casi mi fa piacere e soprattutto mi fa rerndere conto di quanto la gente abbia un incredibile *bisogno* di parlare…
Luca: vero, ma se lo fai sei il primo a guadagnarci e imparare qualcosa, sempre.
Princy parlare con gli occhi è un’immagine molto poetica. Quando, come sottolinea Giulia, non diventa anziché comunicazione, chiusura e interiorizzazione eccessiva. Ma i giapponesi si suicidano più dei nordici? Già le loro cifre mi avevano fatto rabbrividire.