Doverosa premessa: le madri di lungo corso mi perdonino, perché hanno già passato tutto questo e per loro probabilmente è solo un elenco di banalità . Però io, che da quando ho lasciato la scuola non ho più avuto a che fare con il sistema scolastico italiano, grazie a mia figlia sto entrando ora in un mondo parallelo.
Allora, vado alla riunione informativa per la scuola materna, o asilo, o come la volete chiamare. Ottima impressione, fin troppo: io vengo da Genova e nonostante dieci anni a Milano, resto basita quando la dirigente scolastica di una scuola pubblica, con tailleur e piglio da manager, esordisce: “Vi spiego la mission della nostra scuola”. E la mission ce l’ha pure spiegata, con tanto di video di bambini che vanno sull’altalena e musichette ipnotiche.
Ci hanno parlato anche delle attività complementari: inglese, canto, sport eccetera che saranno possibili “Se voi genitori contribuirete”. Va beh, ma sì, lo sappiamo, soldi non ce ne sono, contribuiremo.
Poi arriva lo choc.
“E quando compilerete la domanda d’iscrizione, dovrete indicare se il bimbo si avvarrà o meno dell’insegnamento della religione cattolica”.
Alzo la mano: “Ovviamente, lo state dicendo per la scuola elementare?”
“No, anche per l’asilo. Faranno un’ora e mezza di religione alla settimana”.
“All’asilo? Ma hanno tre anni!”
La sala mormora; la dirigente scolastica mi guarda come fossi l’anticristo; poi fa un sorrisetto compassionevole e, con la voce da maestra, mi spiega pazientemente: “Infatti, non è la religione religione…gli raccontiamo qualche storiella, non so, la favola di Gesù bambino”.
(LA FAVOLA DI GESU’ BAMBINO????)
Mi trattengo e con grande aplomb proseguo: “E se un bambino non si avvale dell’insegnamento della religione?”
“Beh – sorrisetto – mica li abbandoniamo! Certo, sono pochi…ma faranno attività alternative con gli altri bambini che non seguono religione”.
Nessuno mi spiega meglio in cosa consistano queste attività alternative; desisto.
Ora dovrei iscrivere mia figlia all’asilo e io, che ho sempre pensato sia giusto farle frequentare le scuole pubbliche, sono divorata dai dubbi. E soprattutto mi chiedo perché devo scegliere il male minore. Ossia, essere incoerente, rinunciare ai principi che ho seguito quando non l’ho battezzata (perché se mia figlia vorrà praticare una religione, lo farà quando capirà di cosa si tratta, e non scimmiottando gesti e riti che non comprende) e farle seguire la massa.
Oppure andare avanti per la mia strada e mettere una bambina di tre anni, appena inserita in un nuovo contesto scolastico, nella condizione di essere “isolata” dalla sua classe una volta a settimana, a fare non meglio specificate attività alternative, senza capire perché. E senza che io le possa spiegare il motivo: è troppo piccola, la prenderebbe come una privazione, un’emarginazione. Ed è troppo piccola anche per le favolette di Gesù bambino.
Sì, lo so: la gente mi dice “Ma che problema c’è, un’ora e mezza alla settimana, cosa vuoi che sia”. Ma è, lo ripeto, una questione di principio. E poi sarebbe il caso di chiedersi se è corretto trasformare una cosa seria come la religione in favolette da far assorbire a menti troppo giovani. Hanno tutto il tempo che vogliono per farli diventare soldati del signore: potrebbero lasciarli in pace, almeno fino alle scuole elementari?
per nostra fortuna, alle scuole materne comunali (almeno a Ravenna) non si fa religione. Quindi il problema l’abbiamo rimandato ai sei anni (e comunque io ci sto già pensando, e non credere che abbia trovato ancora una risposta soddisfacente).
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Ciao, posso, da madre di lungo corso, tranquillizzarti un po’? Credo che quasi tutte le scuole materne (o comunque si chiamino ora) cerchino di lavorare secondo il modello delle classi aperte. Questo significa che fin dall’inizio tua figlia si troverà non solo con i bimbi della sua classe, ma anche con altri, in gruppi omogenei per età e/o interessi. Questo significa che quando non farà religione andrà semplicemente insieme agli altri amici dell’altra classe. Nessun pericolo: la tua coerenza semplicemente sarà per lei l’opportunità di stare insieme ad altri amici. Quanto e più degli altri.
mi raccontava la stessa cosa un’amica di Milano in fase di scelta della materna per sua figlia. Courage. Mi viene la pelle alta così a pensare quando toccherà a me qui nella religiosissima bergamasca.
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Mia figlia ha sempre avuto libera scelta in queste decisioni vuoi fare religione o ti esentiamo? vuoi prendere la comunione ? la cresima? è sempre stata una sua scelta, alle superiori, ci ha chiesto di essere esentata (e te lo dice uno che suo nonno era Massaro della Madonna del paesello e organizzatore della festa patronale ect ect)il nipote the black sheep:)
Comunque ha scelto di essere esentata.. poi è successo che non sapevano cosa farle fare di uscire non se ne parla ma dentro cosa fai? alla fine si è messa a seguire religione e l’insegnante è entusiasta, non sa come assegnarle un giudizio tanto le piace per come si comporta le cose che dice….a questa età credo che si dovrebbe fare obbligatoria come materia scolastica “Religioni”, non religione, così per capire come nel mondo ognuno abbia scelto una protezione diversa, da Dio ad Allah, a Budda e perchè no a Manitù che ho imparato leggendo Zagor e Tex, in ogni caso ogni popolo ha pensato che ci fosse qualcosa di superiore perchè non riusciva spiegarsi qualcosa, un vulcano, un terremoto, un’alluvione o il tuono piuttosto che il lampo.
Per il resto cara Barbara, le piante se vuoi che crescano dritte, fin da piccole gli devi mettere un bastoncino di sostegno
tips & tricks: 1) iscrivere la giovane a un corso pomeridiano di danza, disegno, inglese, scacchi o qualsiasi altra cosa la giovane gradisca; 2) fare in modo che l’orario del corso casualmente coincida con quello dell’ora di religione; 3) chiedere all’asilo che la giovane quel giorno lì possa uscire prima onde recarsi al corso.
Come pure, puoi iscriverla a religione, per lei saranno semplicemente favole e storie, niente di più; anche mio figlio non è battezzato, questo è l’ultimo anno di scuola materna, ha sempre fatto religione, non è mai tornato a casa, dico mai, con preghiere e segni della croce da suggerirci: sono sempre state, e sono, storie.
Noi genitori siamo dell’opinione che per scegliere una cosa, c’è necessità di conoscerla. Non ci siamo ritenuti in grado di raccontargliela in modo e maniera obbiettiva (perchè emarginarlo dal suo gruppo se non sa nemmeno che cosa fanno in quell’ora e mezzo?) abbiamo provato con la docente della scuola (pubblica) che frequenta: è andata bene, non ci sono stati indottrinamenti mirati a produrre proseliti, era quello che ci aspettavamo, l’ora che fa lui, non gli ha tolto niente, non gli ha aggiunto niente. Per le elementari vedremo, un passo alla volta!
Sandali al sole: mi tranquillizzi, anche perché la dirigente scolastica invece insisteva sul fatto che fossero “così pochi”, mi aveva fatto pensare a tre bimbi disperati lasciati in un angolo…
Luca: a tre anni le avete chiesto se voleva seguire l’ora di religione? Non credo. Il mio problema è proprio l’età: molto difficile spiegarle una cosa del genere. E il bastoncino di sostegno servirà anche, ma non deve essere necessariamente la fede. Anzi.
Alessandra: mi è chiaro, ma resta comunque fuori la questione di principio. Dovrei fargliela seguire sperando incontri educatrici poco inclini al proselitismo, ma come saperlo a priori?
io ho fatto la scelta (non coerente) di seguire la massa, con tutto l’apparato, dal battesimo alla cresima. sinceramente, se tornassi indietro non lo rifarei, è più difficile spiegare perché bisogna fare religione a scuola, e catechismo, se poi non si va a messa la domenica. se l’ora di religione fosse meno “indottrinante” (in teoria non dovrebbe esserlo, nei fatti è così) non sarebbe neanche un male, in fondo la religione cattolica fa parte della nostra cultura e conoscerla serve a capire meglio la realtà, però la cosa è lasciata troppo a discrezione dell’insegnante. concludo: da mamma di lungo corso, preferisco la coerenza.
Io sono credente, ho fatto battezzare mia figlia, se ci sono le occasioni le parlo di questo uomo per me meraviglioso che si chiama Gesù, però ho la sensazione che l’ora di religione alla scuola materna sia una buffonata perchè dal punto di vista didattico l’apporto è quasi nullo, giustamente perchè i bambini sono piccoli per comprenderne appieno il significato. Sono favorevole all’insegnamento della religione a scuola non come indottrinamento ma come cultura Teologica e per questo ci vuole una maturità che a questa età i bambini non hanno. Penso che i soldi per lo stipendio degli insegnanti di religione alle materne potrebbero impiegarli in altre attività più adatte alle loro capacità cognitive. Inoltre affermare (perchè di fatto così è) che la religione alla materna non è la religione religione ma il racconto di una “favoletta” è svilente e offensivo sia per i credenti che per i non.
Stefania mamma di Vittoria
Stefania, esatto. Io ho scelto di non battezzare mia figlia (e, prima, di non sposarmi in chiesa) proprio perché rispetto la religione e rispetto chi crede. La religione all’asilo è una buffonata che dovrebbe indignare i cattolici per primi.
Io sono cattolica e se avrò figli ovviamente li battezzerò e spiegherò loro in chi e in cosa credo, ma resto un po’ inquietata dalla “favola di Gesù bambino”… Non penso che si debba aspettare le elementari per parlare di Gesù ai bambini, ma vorrei sapere bene chi gliene parla, con che preparazione, con quali supporti ecc. Il rischio che la religione diventi un’innocua favoletta (e soprattutto lo resti anche x gli adulti, gli esempi si sprecano) è la cosa che mi spaventa di più.
Scusa se torno sul tema, Barbara. La prima delle mie figlie ha seguito religione all’asilo, per tutte le stesse remore di cui parli tu. Anche lì la favoletta e vedrai e bla-bla-bla. Finché non me la son trovata su una sedia davanti alla finestra del settimo piano, che guardava sotto, interrogandosi su quanto fosse bello diventare un angelo. ovviamente lei aveva colto solo un aspetto della favoletta e di questo mi ricordo ragionai a lungo con l’insegnante, allora convinta che il problema fosse la fervida immaginazione della bambina.
Detto questo, e poi non ti tedio più, in un contesto multiculturale nel quale i nostri bambini stanno crescendo, la percentuale di coloro che non si avvale dell’insegnamento della religione (anche se concordo che si potrebbe parlare di religioni e la cosa sarebbe già diversa) cresce ogni anno di più. Vuoi perché ci sono bimbi di religioni differenti, vuoi perché la scelta del non battezzo, in una città come Milano, non è una rarità.
Sara, infatti secondo me il problema è a monte. Se “insegni” religione a bambini di tre anni, è ovvio che la religione la devi parcellizzare, semplificare, in qualche modo svilire per renderla comprensibile.
credo che molto dipenda anche dal tipo di contesto sociale della scuola.. Abito in un paesino molto cattolico della pianura padana e un domani (sono alla mia prima gravidanza) avrò lo stesso problema xchè non mi piacerebbe far ascoltare alla mia bimba di tre anni le “favolette” su Gesù..La mia paura però è poi l’isolamento che ne deriverebbe, già quando dico che non ci sarà nessun battesimo c’è qualcuno che grida: ANATEMA! quindi x non farla isolare, (si ha un pò bisogno del gruppo no?) potrei farle fare quest’ora di religione..sdrammatizzare ove si presenti la necessità e poi insegnarle io con calma i concetti e i principi delle religioni e soprattutto il rispetto per esse…
Secondo me non è necessario “svilire”, ma puoi correre il rischio di farlo soprattutto se non sei preparata e racconti la favoletta di Gesù come quella di Cappuccetto Rosso. I bambini piccoli si fanno domande “spirituali” e si aspettano una risposta, ma penso che non sia affatto indifferente (né innocuo) il chi e il come gliela danno.
Sono cresciuta in una classica famiglia italiana che ti fa seguire la fede cristiana fin da piccola percheè si deve fare. Non ho figli per ora, ma mi sono già posta la riflessione di cosa farò quando ne avrò, sicuramente non imporrò la fede cristiana, ma come te lascerò che faccia la sua scelta da solo/a.
Sono dell’idea che frequenterà l’ora di religione se diventa una materia dove vengono affrontate tutte le religioni del mondo, per far conoscere ai ragazzi che esistono le diversità e possono scegliere. Non la frequenterà se essa insegna solo quella cristiana, alle superiori mi feci esonerare perchè l’insegnate predicava solo una fede e non era disposta al confronto.
Comunque non preoccuparti ormai ci sono così tanti bambini stranieri negli asili e nelle scuole che il gruppo che non farà religione sarà numeroso e non si sentirà isolata.
ora se ti dovessi dire che le ho chiesto se voleva fare religione all’asilo. ti mentirei spudoratamente, ma a catechismo, solo un paio d’anni dopo ha scelto di andare lei così come poi anni dopo ha scelto di prendere la comunione, così come ha scelto di non andarci più e la “cresima pazienza la prenderò se dovessi cambiare idea”
Ho visto più messe io…..e fatto nove anni di scuola dalle suore ma come vedi non mi sono fatto pescatore di uomini.
Per il bastoncino era solo una provocazione:)
Io sono come te e credo che sia importante essere coerenti, se non si fa soffrire il bambino, ovviamente. Questo cosa significa? Che se fossimo in un posto dove è l’unico bambino a non essere battezzato e perciò è additato o deriso, allora forse lo farei battezzare, ma siccome siamo nel 2010, ci sono coppie divorziate, ci sono figli di divorziati (e non vengono più guardati con compatimento), ci sono musulmani, cinesi e indiani con religioni diverse, ci sono atei… allora credo che non ci siano problemi a far esentare il bambino dalla religione.
Ché, poi, dovrebbe essere ora di religione e non di catechismo cattolico! Nell’ora di religione si parla della religione in sè, si parla delle varie religioni, si confrontano, eccetera. NON si fanno le preghierine o i canti! A me questo indigna molto! Io alle superiori avevo un prof che cercava di fare religione in maniera seria e sono passati 20 anni. Possibile che nel 2010 dobbiamo ancora avere catechismo a scuola? Possibile che in una società multiculturale , ma soprattutto in un mondo così globalizzato, dobbiamo essere così ignoranti sulle religioni altrui? Non sapere nulla di nulla non solo dei musulmani o degli indù, ma nemmeno dei valdesi o dei luterani che sono cristiani pure loro? A me questa cosa pare incredibile, non si sono proprio fatti passi avanti, eh?
Quindi: ti consiglio di esentarla. Il fatto che la direttrice dica “sono così pochi” è una scusa: spesso dicono così in modo da far desistere i genitori non cattolici e non avere il problema di organizzare un’attività alternativa. Nel mio paese è successo così con il tempo normale (8-12,30) alle elementari, oops primaria!: ai genitori che volevano il tempo normale dicevano che erano troppo pochi. Lo dicono a me, lo dicono a te, ma chissà però quanti erano in totale, eh? Fatto sta che c’è solo il tempo prolungato!
A proposito di che cosa dovrebbe essere l’ora di religione, date un’occhiata a questo articolo sul sito dell’Azione Cattolica
ciao! non leggo tutti i commenti perché sono in zona cena ma il tuo post mi coinvolge direttamente e mi fa piacere riportarti la nostra esperienza.
Noi abbiamo due bambini di tre e sette anni. Non sono battezzati. Nessuno dei due frequenta l’ora di religione (il primo, che ora fa la prima primaria, non l’ha frequentata nemmeno alla materna).
L’impressione che ho è che siano assolutamente tranquilli: non si sentono esclusi, nessuno li ha mai additati. Sanno che un pomeriggio alla settimana si trovano in un contesto diverso dalla classe “normale” perché la nostra famiglia non è credente. Ai bambini la cosa non interessa… se mai sono i genitori dei loro compagni che si stupiscono del fatto che qualcuno possa non essere credente e che lo dica liberamente.
Sono successi alcuni episodi direi quasi buffi (la maestra ha detto a Giosuè che era impossibile che noi in casa avessimo il presepe…) ma con una bella chiacchierata tutto è rientrato.
Quello che mi piace della nostra scelta è che i i miei figli si trovano a lavorare durante l’ora alternativa con bambini di altre classi e soprattutto di altre culture e questo non può che arricchirli.
All’aspetto culturale della religione pensiamo noi, tanto che, stando alle parole delle maestre, pare che Giosuè ne sappia di Bibbia e Vangelo molto più dei suoi compagni cattolici.
La stessa cosa vale per la spiritualità: noi stiamo cercando di dar loro degli stimoli con i quali, al momento opportuno, potranno scegliere liberamente la loro strada.
La critica dovrebbe essere rivolta allo stato e alla scuola pubblica, che di laico non ha proprio niente. Basta pensare che alla primaria le ore di religione sono 2 come quelle di educazione motoria o di inglese…
un saluto
Carolina
Quando anche a Firenze era ancora una rarità, 48 anni fa, i miei decisero di non battezzarmi. All’epoca c’era il catechismo a scuola, nelle ore curriculari, e la preghiera prima dell’inizio delle lezioni insomma era tutto molto più invasivo.
Con tutto ciò nei miei confronti c’era al più una blanda curiosità – averne, di emarginazioni così.
Il discorso della coerenza ha la sua importanza, per tutto l’aspetto educativo. Almeno io ricordo che tendevo a prendere sul serio i principi dei miei, e lo stesso fatto di avere principi, appunto perché li vedevo coerenti in quel che facevano.
Tra l’altro considera che tua figlia è tua figlia, cioè porta il tuo DNA, e quindi vedere un’incoerenza di base nei suoi genitori le peserebbe più di quel che pesa a normali figli di normali famiglie più disponibili ai compromessi. A me, almeno, penso che sarebbe pesato vedere i miei fare sfoggio di belle parole in cui poi mostravano di non credere. Il fatto che avevano dei principi e li applicavano ha avuto un bel peso nell’opinione che mi sono fatta di loro, e poter rispettare i propri genitori è comodo & rilassante, e ti dà una certa forza. Almeno per me è stato così – perché condividevo il loro concetto di coerenza, anche.
Io ci sono passato 25 anni fa. La piccola non era battezzata ma non ne ha mai sofferto. All’asilo non esisteva l’esonero e le piaceva molto la religione, fatta dalla sua maestra preferita, abile ciellina, perché facevano “tante canzoncine che parlano di Gesù”.
Alle elementari la maggioranza dei bambini erano esonerati, che voleva dire stare un’ora in più a giocare nella pineta che circondava la scuola (pubblica).
In quarta elementare ha radunato i genitori e fatto un discorso: “Papà, mamma, per tanti anni ho fatto a modo vostro ed ho rispettato le vostre scelte, ma adesso chiedo a voi di rispettare le mie esigenze spirituali e permettermi quest’anno di fare religione”. Non sapevo se essere più ammirato o prenderla a ridere. Ha fatto religione, e l’anno dopo ha detto: “Per quest’anno… Fate come credete”. Tradotto in italiano voleva dire “chiedete l’esonero”. E non se ne è parlato mai più.
Ciao, io ho una figlia di 21 mesi che va ancora al nido, ma anche a me si sono rizzati i capelli quando ho saputo che alla materna (pubblica!) c’è l’ora di religione (cattolica, sempre e solo)! E non abbiamo nessuna, nessuna intenzione di fargliela fare. Sia per il discorso delle classi aperte che per l’alta percentuale di immigrati penso che non sarà una paria per questo. Ma che la coerenza educativa paghi anche a quest’età, più di tutto.
Ti racconto cos’ho vissuto da bambina: della materna non ricordo, ma alle elementari la maestra voleva assolutamente che facessi l’ora di religione. I miei sono molto cattolici, ma hanno sempre ritenuto che la scuola pubblica dovesse essere laica e non si discute. Per cui niente ora di religione a scuola, ma catechismo al pomeriggio in parrocchia. Una scelta che oggi apprezzo a prescindere dal mio percorso. E ricordo ancora il gruppetto di “paria” che leggeva e metteva in scena “Il fantasma di Baskerville” (tranne il più sfigato di tutti, che era testimone di Geova e non poteva manco fare teatro).
I miei figli (34 e 33 anni) ai tempi della scuola elementare sono stati esonerati dalla frequenza dell’ora di religione e, al momento di fare la prima comunione in terza classe, qualche compagno tentò di “emarginarli”, raccontando loro che non avrebbero avuto festeggiamenti, pranzi al ristorante, ricevuto regali dai nonni, dagli zii, dagli amici (il famoso primo orologio!!!!)… Noi genitori dei “non comunicandi” (un gruppetto di una decina) abbiamo spiegato ai nostri figli che non era indispensabile fare la comunione per fare festa: ci siamo riuniti, siamo andati in pizzeria e abbiamo fatto baldoria tutti insieme!!!!
Tutto per dire che fare religione dovrebbe essere una cosa molto seria e che nella scuola, specie di oggi, serve solo a mantenere gli insegnanti di religione (categoria molto ben protetta dal governo attuale: infatti sono assunti dalla curia vescovile, al di fuori delle graduatorie “normali”, e pagati dal ministero della pubblica istruzione!!!)
Scusa la lunghezza, ma queste cose mi coinvolgono troppo!!
Elena
Anche una mia amica ha avuto gli stessi problemi per sua figlia. Il problema è stato che la bimba non era solo l’unica della classe a non fare religione, ma addirittura l’unica di tutta la scuola materna! Per il primo anno ogni volta le facevano cambiare classe, ma quest’anno le maestre si vede che si sono stufate e l’hanno fatta rimanere con i suoi compagni…non ti dico la sorpresa dei suoi quando ha iniziato ha raccontare di come sarebbe voluta andare in cielo!!
scusa arrivo tardi. secondo me la religione spiegata ai bambini è una buona cosa perché li mette in grado, quando saranno grandi, di scegliere avendo gli strumenti per farlo. che poi la dirigente scolastica si sia espressa male con la favola di gesù non ci piove, però in genere – in genere – queste maestre di religione sono abbastanza brave. la pupa, quattro anni, ha imparato un sacco di cose sulla vita di gesù, quel che faceva da bambino, ma anche sull’antico testamento, arca di noè etc. etc. più un sacco di riflessioni su condivisione, senso del dono, pace nel mondo, e così via, insomma robe molto laiche che penseresti che un bambino tanto piccolo non possa capire e invece non è vero. non tutti i genitori hanno gli strumenti per dedicare a sé e ai figli qualche momento di spiritualità e riflessione, che credo non faccia male a prescindere dal fatto che uno abbia fede oppure no. in generale il messaggio del cristianesimo spiegato ai bambini è molto positivo e mi piace pensare che la pupa abbia qualche “coordinata” anche culturale sul tema. io credo, mentre il papà della pupa no, e fosse dipeso da lui non l’avrebbe nemmeno fatta battezzare; avendo verificato previo colloquio con insegnante di religione quel che facevano EFFETTIVAMENTE in quelle ore, abbiamo deciso che sarebbe stato comunque un arricchimento, e che certo non le impedirà di diventare sanamente atea da grande. solo per tranquillizzarti e per sdrammatizzare un po’ – prova a guardarla anche da questa prospettiva. bacio cara!
paola maraone (erounabravamamma)
ps scusa una cosa ancora non sono d’accordo con chi dice che la religione all’asilo è una buffonata e che i bambini non possono capire. anzi proprio a quest’età (la pupa ha 4 anni) si fanno un sacco di domande esistenziali e spirituali anche sul senso della vita e della morte. poi qualche giorno fa la pupa mi ha detto “credo che dio sia una minuscola sfumatura bianca nascosta in un angolo del cielo”, che tutto sommato mi sembra un’ottima interpretazione (però davvero non venitemi a dire che a quest’età non hanno gli strumenti mentali per riflettere su questi temi)
Ciao, non ho letto i commenti degli altri lettori per cronica mancanza di tempo. Parlo da insegnante di religione, anche se insegno a ragazzi solo un po’ più grandi di Beatrice (liceali).
Personalmente ritengo che la cosa migliore da fare è che tu scelga di fare frequentare o meno l’ora di religione (o l’ora e mezza… caspita più che al liceo dove facciamo solo un’ora a settimana) a Beatrice in base ai tuoi desideri, senza pensare che la piccola possa sentirsi discrimninata se non frequenterà la relicione. Solo un consiglio: se decidi di farla frequentare, cerca di incontrare la maestra di religione per essere certa che non si tratti di una vecchia bigotta che terrorizzi i bambini con i discorsi sui sacrifici degli animali al tempio di Gerusalemme o con i chiodi piantati a Gesù, o sulle lacrime di Gesù se si disubbidisce ai genitori e alle maestre e così via… (purtroppo alcuni miei colleghi hanno perso il senno…); d’altra parte se decidi di non farle frequentare l’ora di religione, assicurati che anzitutto non sia subdolamente lasciata in classe “tanto che male le può fare…” ovvero che l’attività alternativa sia veramente ben organizzata (premetto che, almeno dalle mie parti, l’attività alternativa è un miraggio). ciao ciao
Lia, il mondo sarebbe facile se gli insegnanti di religione fossero tutti come te. Ma come tu stessa noti, qualche collega ha perso il senno e, cosa ancora più grave in uno Stato che si dice laico, le attività alternative spesso non esistono, lasciando i genitori, nei fatti, con nessuna alternativa.
anche al privato/non cattolico (quello famoso delle 700euro/mese) mi volevano far firmare il documento dei principi educativi (asilo nido) comprensivo di ore di religione (ripeto: asilo nido)
Sem, con questa vinci facile.
Incredibile!
E’ successo anche a me quando mi hanno descritto il POF, piano d’offerta formativa della… *materna*. A me hanno giurato e spergiurato che si trattava di Storia delle religioni. Poi quando ho detto che secondo me erano troppo piccoli per questi temi mi hanno risposto che si limitavano a rispondere alle innocenti domande tipo “chi è Gesù e chi è dio”.
Ti lascio immaginare la mia risposta: stavano per lanciarmi l’acqua benedetta. E oggi il cartone di Gesù in croce. Stiamo veramente rasentando il delirio collettivo.
ecco: mi è successa la stessa cosa. mia figlia (primo anno di materna) non fa religione, quando ho saputo che a tre anni è compresa nel programma ho fatto un salto sulla sedia.
la cosa che mi ha fatto ulteriormente indiavolare è che mentre l’inserimento di mia figlia è durato 15 minuti, il primo giorno, quello della maestra di religione un mese. Un mese durante il quale anche frollina ha dovuto partecipare alla lezione per la necessaria compresenza delle altre maestre. Ora mi fa poi indiavolare il fatto che mia figlia, parcheggiata a disegnare durante l’ora, ora mi chieda di andare a fare religione “perché invece di là cantano”.
Ecco. Perché non c’è una valida alternativa per chi non la fa?
Mi hanno detto di non preoccuparmi. Alle elementari sarà peggio.
;-(
panz
Premettendo che anche io non sono religiosa, mi pare che qui si stia esagerando.
Parlo per cognizione di causa perché mia madre è insegnante in una scuola dell’infanzia (già trovo offensivo che venga chiamata “asilo” in questo post…) e io ho fatto 300 ore circa di tirocinio.
E posso garantire che i bambini che non fanno la religione non sono affatto isolati o ridicolizzati.
Qui ci si sta fasciando il capo prima di essercelo rotto puntando il dito ed accusando… cosa?!
Il fatto che in una scuola si faccia 1 ora e mezzo di religione.
Io non ho mai fatto religione, dall’elementare al liceo.
Eppure non mi sono mai sentita offesa o isolata o altro.
Un po’ di maturità, suvvia!
Senza contare che non tutto il male viene per nuocere.
Sì, perché credo che sia giusto che una figlia impari le fondamenta di una religione.
Dopo tutto è cultura, non soltanto una questione di fede.
E se non si imbeve prima questa cultura non si può sapere se in questa religione crederci o meno.
Io ho scelto di non crederci perché ho avuto l’occasione di studiarla (sono pure andata a catechismo, pensa te!) e ora parlo per cognizione di causa.
Come è andata a finire? Alla fine la pargola fa religione o no? Ora, dall’altro della tua esperienza, passa pure la patata bollente alle mamme dei duenniemmezzo che hanno fatto gli open day in questi giorni e, non solo sono perplesse sulle “scuole d’infanzia” – come si usa dire oggi, ma in più scoprono che è prevista l’ora di religione (insegnanti che comunque paga lo stato, non la chiesa cattolica, NDR). Ma non sarebbe stato meglio fare un ora di inglese?????
sono capitati qui perchè sto cercando idee per parlare a mio figlio di Gesù, e mio figlio ha…, o meglio arriverà tra tre mesi.
D’accordo che Gesù non è una favoletta, ma a tre anni si può fare religione, sicuramente i modi e i linguaggi sono appropriati.
cosa sa tua figlia di Gesù?
A tre anni dovrebbe sapere che lui aveva una mamma e un papà,
che aveva degli amici (i discepoli) e altre cose.
E non perdere tempo a 5 anni sarà in grado di relazionare la vita di Gesù con la sua, ovviamente non gli racconterai della passione di Cristo.
non avere paura! il fatto che i bimbi on sappiano esprimere tutti i loro pensieri non significa che non provino emozioni e manchino di idee.
Anche io sono delusa dalla Scuola pubblica per l’insegnamento della religione Cattolica, oggi mio figlio mi ha detto che lui e un’altra bambina all’asilo vengono accompagnati in un’altra classe quando c’è “quella” maestra e mi è anche difficile spiegargli il motivo. Che Italia! E dire che avremmo il principio di laicità nel nostro ordinamento… Mah!
I bambini hanno diritto all’infanzia, spensierata, indiscriminata. Le religioni dividono, come ogni simbolo e presa di posizione e non è consono mettere dei bambini a discutere e difendere un qualcosa che nemmeno gli adulti conoscono. Qualcuno ha detto bene parlando di favole, perchè qualsiasi esperto traduttore di lingua ebraica ed aramaica vi potrà confermare come la bibbia non parli in alcun modo maj di dio, di eternità , di immortalità , di onnipotenza, di creazione, di peccato originale ecc. Certo le bibbie pubblicate e divulgate alla massa sono il prodotto e il risultato di traduzioni miste a invenzioni teologiche il cui scopo era portare milioni di persone a credere ed essere schiave del sistema; storicamente tramite violenze inaudite, dalle inquisizioni alle crociate ecc. Fortunatamente oggi disponiamo di sistemi mediali in grado di diffondere la verità e chi la cerca la trova, chi vuole continuare a credere ad un dio di amore, puro frutto della fantasia umana, è libero di continuare a credere, ignorando che in realtà stà adorando un essere che era un sanguinario spietato, un genocida, un vendicatore, un pedofilo…. non lo dico io, lo dice la bibbia, non quella che avete in casa ma quella originale e che i “pastori” conoscono bene!! Mauro Biglino è solo uno tra i più famosi traduttori dei testi “sacri” (che sacri non sono) incaricato dal Vaticano per cui ha lavorato e collaborato. Quindi perchè dovremmo continuare ad insegnare menzogne a dei bambini, per tradizione? Credo sia tempo di insegnare ai bambini e al mondo intero come una moltitudine di persone al mondo è stata ingannata per centinaia e centinaia di anni da falsi uomini senza scrupoli!
Mi dispiace leggere in quasi tutti i commenti così tanta ignoranza sulla materia “religione” e non riesco a capire neanche tutta l’ostilità verso di essa. Dire invece di “Religione” è una vera assurdutà : tutta la nostra cultura è impregnata dal cristianesimo e mi sembra il minimo insegnarlo ad un bambino perchè potrebbe trovarsi di fronte a capolavori d’arte, come ad esempio il quadro famoso in tutto il mondo “L ultima cena” di Leonardo Da Vinci e sarebbe frustante non capire neanche cosa rappresenta e chi sono i personaggi principali e perchè è stato così importante rappresentare quella scena da quell’artista. Allora, secondo me, se proprio siete così restii a non far fare religione ai vostri figli , cercate almeno di intenderla come una parte di cultura o bagaglio personale, visto che comunque viviamo in una società che in ogni momento ci rimanda a “Dio” , poi sta a loro scegliere se crederci o meno, però almeno saranno informati e liberi (una volta compreso ciò che viene insegnato) nelle loro scelte. Per molti saranno anche “storielle” quelle che vengono raccontate a scuola, ma almeno quando quotidianamente ne sentono parlare, saranno in grado di capire e discutere con cognizione di causa e non per sentito dire o quantomeno sapranno almeno di cosa si sta parlando.
Reby on sottoscrivo pienamente il tuo commento. E’ proprio una forma di ignoranza e di ristrettezza sia mentale che culturale pensare di fare del bene al proprio figlio esonerandolo dalla materia di religione. Casomai bisogenerebbe che gli Uffici scuola delle diocesi sorvegliassero con più cura sulll’operato e anche sulla sanità mentale di certi elementi; ma se vogliamo parlare di insegnanti con problemi di squilibrio psichico, allora non credo ci dobbiamo preoccupare solo di quelli che insegnano religione: un’insegnante mezza matta – o anche solo inadeguata- è un problema forse anche maggiore se è quella che un bambino si ritrova in classe tutti i giorni per cinque o sei ore! Viceversa la maestra di religione è e deve essere un elemento in più che arricchisce l’offerta formativa della scuola. Il suo programma non deve contrastare con gli obiettivi ministeriali e generalmente c’è collaborazione e scambio di idee e pareri con le altre maestre. Oltretutto è sempre una persona su cui contare nel caso manchi qualcuno e una classe risulti scoperta; in altre parole è una risorsa, quando, ovviamente, si tratta di una persona equilibrata che svolge il proprio lavoro con coscienza e competenza.
Onestamente, davanti a genitori che sollevano tanta animosità e tanta ostilità nei confronti di questa materia, mi viene da pensare che ci sia tanta gente che non ha veramente niente di peggio su cui concentrare le proprie preoccupazioni.
Cara Reby, ti assicuro che c’è molta differenza tra l’essere laici e non saper ammirare un quadro. È talmente lampante che non credo neppure sia necessario spiegarlo. Con la mia famiglia visitiamo chiese, moschee e sinagoghe, con li rispetto dovuto a luoghi sacri. Vistiamo mostre d’arte che comprendono anche opere religiose, e stai sicura che mia figlia ha tutte le informazioni che le servono. Noi stessi le abbiamo sempre spiegato cos’è la religione, le caratteristiche salienti di ognuna, perché la gente crede e a cosa crede.. Essere laici non significa non parlare di religione, affatto.
Sara, il fatto che ci siano insegnanti con squilibrio psichico (?) significa che ci debba essere un’insegnante di religione a scuola, magari per coprire altre classi? Non ti seguo. Se servono risorse a scuola, la religione non c’entra nulla. Io rivendico il mio diritto a una scuola e uno stato laici; ognuno, nel suo privato, sarà sempre libero di professare le religione alla quale crede. E, scusami, ma l’animosità e la ostilità di cui parli le sento da parte tua, visto che mi dai della persona ignorante e ristretta culturalmente.
L’insegnamento parte a tre anni all’asilo (STATALE) con 2 ore alla settimana, non è obbligatoria, ovviamente, il corpo docente però non aiuta e
la fobia dell’emarginazione, del “ma tanto lo fanno tutti… anche quelli che non credonoâ€
è sempre dietro l’angolo.
i docenti dovrebbero rassicurare chi opta per scelte differenti garantendogli adeguate attività alternative e anche motivate pedagogicamente.
Se il bambino dovesse venire emarginato l’errore non è del genitore ma del corpo docente inadatto ad ottemperare alle normative vigenti.
Io trovo Aberrante l’insegnamento a 3 anni della religione cattolica nelle scuole pubbliche (poi nella propria comunità religiosa possono insegnargli religione anche a 20 mesi)
trovo aberrante l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali fino alla maturità .
molto meglio una o due ore di educazione civica e/o corso di pronto soccorso (fatto bene però) non RELIGIONI. Al massimo se vuoi includere le religioni allora che si metta a programma l’insegnamento della filosofia e delle religioni…. se proprio vogliamo infondere un po’ di nozioni umanistiche già sin dall’età di 3 anni, che si parta dalle basi sociali, amicizia, condivisione, rispetto, egualianza, fraternità … perchè trovo aberrante che si confonda cultura e religione cattolica… se così fosse non saremmo diversi dai paesi musulmani e significherebbe che l’illuminismo e tutto il patrimonio laico che ne è scaturito non è servito a nulla.
Oltremodo aberrante che si perpetri questa fobia dell’esclusione.
Fatto questo piccolo preambolo, e mi scuso per la lungaggine…. ma i commenti sopra esposti hanno solleticato la mia vena prolissa, dico che purtroppo anch’io mi sto ritrovando in questa situazione, oltrettutto non siamo neanche daccordo, perchè a seguito del terrorismo psicologico inflitto da un’educatrice la mia compagna ha cambiato idea… per la paura dell’esclusione e dell’emarginazione.
Ora sarà veramente dura cercare di fargli cambiare idea.
Inzio a provare una velata repulsione per alcuni comportamenti “cristiani†ed ovviamente della scuola pubblica italia.
Potessi lo manderei a l’asilo Svizzero (che da noi è l’unico asilo laico) ma è privato, costa un botto, ed è a 15 km da noi….
So di arrivare in ritardo di anni, ma ho trovato questo articolo solo oggi e penso che la mia prospettiva possa aiutarti.
Io ho una storia simile a quella di tua figlia. I miei genitori non mi hanno battezzata, e si sono sempre opposti fermamente all’insegnamento della religione (per fortuna, al mio asilo non era prevista, ma per tutti gli altri anni di scuola sì).
Una tua preoccupazione è lecita e purtroppo fondata: Lei sarà quella “diversa”, quella “isolata” da tutti gli altri. Non so quante volte nella mia infanzia abbia dovuto spiegare agli altri bambini perché non fossi con loro per quell’ora, e ti risparmio la moltitudine di commenti sgradevoli che mi hanno rivolto sia i miei coetanei che i loro familiari.
E so che finora sembra triste e scoraggiante, ma ci tengo a dirti una cosa: Io sono grata ai miei genitori per la loro decisione.
Ora ho 23 anni, rimango atea, e sono contenta di non essere stata sottoposta ad alcun tipo di indottrinamento. Neanche ripensare a quelle persone che mi evitavano per quello che sono mi rende più triste, perché, in fondo, chi vuole essere amico di gente del genere?
Penso che, anche se tua figlia dovesse passare difficoltà simili alle mie (cosa che potrebbe anche non accadere, non so se gli anni abbiano cambiato la situazione) il tuo rimanere coerente con le tue decisioni sarà ripagato, e lei te ne sarà grata da adulta.
E poi, moltissimi di questi bravi pargoli cristiani arrivati in adolescenza smettono di credere al supereroe invisibile, e la distanza tra lei e “loro” quasi si annulla.