Leggo su Vanity Fair in edicola oggi un edificante ritratto in dieci punti della donna d’oro della politica europea, colei che con la sua corsa all’Elisio ci riscatterà da decenni di segregazione, sessismo, gnocche senza testa e quote rosa.
E sono perplessa.
Non so se è stata la giornalista (Carla Bardelli) a calcare la mano sugli aspetti militareschi della vita in famiglia o se le leggiadre note biografiche riportate fanno parte dell’agiografia della stessa, distribuita e caldeggiata dalla stessa Ségolène.
Però tutta quell’insistenza sull’educazione rigidissima, le sveglie all’alba, la casa senza riscaldamento né acqua calda per preciso volere del padre, i vestiti smessi ereditati dalla sorella (“Ha indossato il primo abito nuovo a 14 anni, la prima doccia calda l’ha fatta invece molto più tardi…”) mi ha lasciato interdetta.
Ma non si diceva che noi donne per avere successo dobbiamo fare leva sulle nostre differenze? Tutti quei discorsi sull’empatia, la sensibilità , la flessibilità , la morbidezza come valori aggiunti…
E ora tornano a dirmi che la forza per emergere in un mondo di maschi deriva solo da un’educazione prussiana? Dall’abitudine alle rinunce, dalla durezza?
Siamo tornati al modello-uoma e non me ne sono accorta?
Ora abbiamo capito perchè ha vinto. Chi si lamenta di avere un padre stronzo dovrebbe leggere queste amenità…. meno male che il mio non è prussiano. ;-)***
Insomma la solita storia che le donne per avere successo devono assomigliare il più possibile agli uomini… che tristezza!