L’ho scritto su twitter: bravi a tutti quelli che hanno organizzato LeditaGE, perché riempire la sala del Berio Café Genova, alle 17 di un venerdì, per parlare di ebook e nuova editoria non è un’impresa facile. Lo dico amando profondamente la mia città , ma conoscendone i limiti. E invece qualche volta i limiti si superano allegramente, e questa è stata una di quelle volte.
Io ho partecipato per interesse personale, visto che sul blog di Vanity siamo molto attenti alle nuove forme di lettura e scrittura (vedi qui, qui  anche qui), per la mia adorata Zazie, perché mi piacciono gli esperimenti come quel Tarlo della lettura pubblicato nel lontano 2009 e sempre nel 2009 promosso a costo zero su twitter e facebook. Eravamo avanti, sì, ma anche, non c’erano soldi per promuoverlo e farlo online ci era sembrata la cosa più ovvia.
E infine, c’ero anche perché era venerdì e avevo voglia di tornare a casa e mangiare pesto e focaccia, nonostante ci fosse una macaja mica da poco e nemmeno un raggio di sole.
Come dice Beggi, alcune delle tematiche trattate forse apparivano già sentite e dette, per addetti ai lavori o gente che comunque vive in rete; ma l’errore più grande che si possa fare è misurarsi dietro il proprio braccio e dare per scontati concetti che invece, per la maggior parte dei lettori, sono ancora da acquisire. Quindi bene o male ma discuterne, sempre. E comunque mi è piaciuto rivedere nelle vesti di moderatore Effe, l’uomo dal bellissimo tatuaggio (immortalato – sfocato – qui) e sono pure tornata a casa con il libro che ha curato, che sto leggendo con molto interesse.
A me interessava (interessa) in particolare parlare e capire di più di questi aspetti:
– Dato che l’ebook oggi mi sembra allo stesso punto dei newsmagazine e quotidiani online tra la fine degli anni 90 e i primi anni del 2000, ossia un mero travaso di contenuti da una piattaforma all’altra, senza un briciolo di innovazione, senza che siano sfruttate le potenzialità del mezzo (vi ricordate i pdf online? No? Io, sì. Vi ricordate le spatafiate di articoli copiati e incollati pari pari dai settimanali e mensili cartacei, senza un link, un’immagine, un contenuto multimediale? No? Io, sì), dicevo, visto che siamo a quel punto, quando e chi riuscirà a creare un ebook che non sia chiuso e “stampato”, come quelli attuali? Io non lo so, ma attendo con ansia. Per approfondire, date un’occhiata alle millemila slide di gallizio, ma mettetevi comodi.
– Visto che il consiglio dei pari, per quanto riguarda i libri, sta diventando sempre più importante e spesso in controtendenza con le recensioni ufficiali (vedi i presunti bestseller allegramente stroncati su Anobii, Goodreads e ora anche Zazie; vedi i casi editoriali originati dal passaparola), per quanto ancora le recensioni online resteranno pulite e prive di interventi di marketing più o meno pesanti, come sta succedendo per tutti gli altri prodotti? Fino a quando ci potremo fidare? Come mantenerle pure, visto che gli editori si stanno già accorgendo del loro peso nel determinare il successo o l’insuccesso di un libro?
– E gli autori? Per un Piperno che lo scorso anno a If Book Then disse “Non mi interessa minimamente quello che si dice di me su internet, non è il mio mestiere dialogare con i lettori, semmai è il mestiere dell’editore” c’è un Franzoso (e molti con lui) che si apre alla discussione su twitter rispondendo a domande, complimenti e critiche sul suo Bambino Indaco e alla fine ringrazia perché la conversazione gli ha dato idee e spunti molto utili. Per cui gli autori dovranno adattarsi? Sarà meglio che si adattino? Potranno continuare a ignorare la conversazione sul web ma sarà peggio per loro? Sarà necessario solo per gli esordianti o i quasi esordienti, mentre gli scrittori già affermati potranno restare a scrivere sulle loro terrazze sul mare e pensarla à la Piperno?
Non che abbia avuto risposte certe alle mie domande, ovvio; però abbiamo parlato anche di questo e per me rimangono lì, come spunti di riflessione. Infine, sul blog di Marta Traverso, l’organizzatrice di cotanta giornata, trovate altre riflessioni e rassegna stampa. Tutto il resto di cui si è parlato (ed è stato tanto e interessante), lo trovate seguendo l’hashtag LeditaGE.
Spunti di riflessione preziosissimi e che meritano ciascuno un approfondimento. Ci sarà modo e tempo per farlo, ne sono certa, magari facendo il bis di pesto e focaccia :-)
A presto e grazie ancora di cuore per la tua presenza!
Marta
Credo che, nel prossimo futuro, il modello del rapporto tra Autore e Lettore sarà simile a quello impostato da Franzoso, semplicemente perché il “divario digitale” si sta colmando e i nativi digitali, da entrambe le parti della barricata, vivranno la rete come un’estensione della propria vita, i profili virtuali come documenti, i network come vere reti amicali.
Non vedo, però, la socialità dell’autore come elemento indispensabile per il successo editoriale. Ci saranno sempre scrittori che si sottrarranno alla giostra della promozione, come dei Salinger 2.0.
E se i lettori li ameranno, lo faranno se ciò che hanno scritto, non per i loro Twit.
Marta, quando vuoi :)
Edoardo, sono molto d’accordo con le tue riflessioni. La conversazione sarà in qualche modo inevitabile perché l’identità online non sarà più separata da quella offline; avremo un’unica identità che ci rappresenterà in toto. E, sì, l’autore continuerà a piacere per quello che scrive in un libro e non su twitter. Almeno lo spero. Fatta eccezione magari per gli esordienti assoluti che potranno alimentare, grazie ai social network, il passaparola sulla loro opera.