Libri per l’estate (tanti)

Quindi, questo blog langue. Troppe cose da fare, troppi social, ti sembra di aver già scritto tutto e invece hai solo condiviso uno status. Peccato. Infatti ho saltato più di un giro dei libri del comodino e ora vi beccate una doppia razione, d’accordo? Intanto lo so che siete lì in piedi davanti alla valigia e vorreste tanto qualche suggerimento per un libro da portare in vacanza. Qui c’è un bel mischione: italiani, stranieri, letti, da leggere, piaciuti, piaciuti meno. Ne manca solo uno: non sono riuscita a fotografarlo perché me lo hanno portato via (me lo prestiiiii?), ma è il divertente Una commedia italiana di Piersandro Pallavicini. Non fa solo sorridere: fa riflettere sulla famiglia italiana, sui padri opprimenti, sul sessismo duro a morire. Leggetelo. Altri li ho lasciati fuori per non far diventare questo post infinito ancora più lungo. Dommage. E ora iniziamo.
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Il libro che contiene la versione rimixata di quell’immenso capolavoro che è Creuza de Mä e tante fotografie di De André è molto bello ed è, ovviamente, una cosa per amatori, per fan. Per piangere un po’. Ho pianto tanto, come diceva mia nonna, soddisfatta, quando le chiedevi se le era piaciuto un film.
Capitolo Donna Tartt: io non so dov’ero quanto lei ha pubblicato, come incredibile opera prima, Dio d’illusioni, ma insomma, me l’ero persa. Ho recuperato in maniera filologicamente corretta (oppure ossessiva, come preferite) leggendo prima quello, poi Il piccolo amico (che non ho più trovato per fotografarlo, il comodino deve averlo inghiottito, ma giuro che c’era) e poi l’ultimo uscito, Il cardellino. Posto che lei scrive in maniera celestiale e andrebbe apprezzata anche solo perché completa un libro ogni 10 anni, cesellando ogni parola e restituendo dignità alla scrittura, la mia personale classifica è Il cardellino (non l’avete ancora letto? Cosa state aspettando?), Il piccolo amico e poi Dio d’illusioni, l’unico che ho trovato un po’ verboso, avrebbe avuto bisogno di una sforbiciata in fase di editing. Ma comunque, leggete Donna Tartt, ora e sempre.
Le ragazze rubate devo ancora leggerlo: la storia – vera, brutale – di migliaia di bambine strappate alle famiglie, rapite dai narcotrafficanti in Messico, usate come giocattoli sessuali, uccise quando non servivano più. L’ho sfogliato e il contrasto tra la trama e lo stile delicato, aereo di Jennifer Clement lo rende ancora più interessante.
L’arte di stupire è divertente, creativo, scoppiettante. Leggetelo se, come me, non volete rinunciare alla magia e al fantastico pure in mezzo alla più trita delle routine. Qui c’è la mia intervista a Ferdinando Buscema, uno dei due autori.
Il Club Dumas l’ho preso perché l’ha scritto Pérez-Reverte, quello del meraviglioso Tango della Vecchia Guardia, ma è ancora lì perché è un thriller, e io i thriller, vabbè. Però lo leggerò perché di lui mi fido molto.
Ho fatto la ola quando ho visto che il mio adorato John Niven aveva scritto un altro libro. Bianco maschio etero non è forse divertente tanto quanto A volte ritorno, è vero, ma crea un personaggio cinicamente perfetto, dalle battute folgoranti, che non riesci a non amare dalla prima all’ultima riga. Forse fino alle penultime righe: il finale è un po’ meh.
Niente, della Teller è agghiacciante. Gelido. Una rasoiata. Leggetelo, ammirate lo stile senza l’ombra di un’emozione né di un giudizio e, se avete figli tra l’infanzia e l’adolescenza, iniziate a tremare.
Cose più leggere, cose di viaggio: amo e conosco molto bene Londra, ogni volta cerco di trovare una guida che ne illumini angoli sconosciuti. Questa, Bizarre London, comprata per la visita dello scorso aprile con la seienne, è deliziosa, divertente, curiosa e ti fa fare ‘oooh’. Che volete di più?
[Fine Primo Tempo. Potete andare a fare la pipì, a bere qualcosa o a mangiare una Bomboniera. Esiste ancora, la Bomboniera? Le palline di gelato ricoperte di cioccolato fondente che vendevano al cinema?]

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Exit Strategy, l’ultimo di Siti, autore che ho scoperto tardivamente poco prima dello Strega e di cui ho letto l’opera omnia, è un anche no. Se non avete letto niente di suo, non iniziate da questo, ecco. Mi è parso crepuscolare e poco ispirato.
Il progetto Kraus, ambiziosa opera di Franzen nostro, è da leggere quando avete voglia e concentrazione al massimo: è molto ambiziosa anche per il lettore. E attenzione, finirà che non vi vorrete più staccare dalle note a piè di pagina, trascurando il testo principale. A me è successo anche con Considera l’aragosta (però mi sono divertita di più).
Da animali a dèi, ponderoso tomo con sottotitolo che recita “breve storia dell’umanità” (avrei preferito il mio amato “brevi cenni sull’universo”). Copio dalla quarta: Il fuoco ci ha resi pericolosi. Il pettegolezzo ci ha aiutati a cooperare. La mitologia ha mantenuto la legge e l’ordine. I soldi ci hanno dato qualcosa di cui tutti possono fidarsi (mah…). E nessuna di queste cose ci ha reso felici. Siete incuriositi? Io ancora non so. Vedremo.
Tentativi di botanica degli affetti è in coda perché di Beatrice Masini, incontrata solo di sfuggita, so da molti che è un’eccellente professionista e una bella persona, ma non ho mai letto nulla. È ora di iniziare.
Un indovino mi disse, di Terzani, è il primo di una collana di dieci in uscita con il Corriere per l’anniversario della morte. Ho letto parecchio di lui molti anni fa, questo mi era piaciuto perché parla di viaggiare in modo non convenzionale.
De La misura della felicità non so nulla – a parte la fascetta che recita “Il romanzo dell’anno per i librai indipendenti americani”. La storia però sembra interessante: un libraio che disprezza i libri che vende e l’umanità tutta, ma viene salvato e redento da una bambina apparsa nella sua vita all’improvviso. Proviamo.
Zadie Smith non si discute. NW, in particolare, mi è stato caldamente consigliato e me lo hanno regalato gli amici di Cento Fiori, libreria di Finale Ligure, per cui è il prossimo in lista. Anzi, il secondo.
Un giorno questo dolore ti sarà utile, che ho finalmente letto perché: “Ma come? Non l’hai ancora letto?” non l’ho capito, non l’ho apprezzato, non mi è piaciuto. Forma e contenuto. L’ho trovato irritante, vuoto inutile come, come… come On the road, ecco. Mi spiace.
Capitolo sliding doors, le vite che non abbiamo vissuto, le cose che potevano essere e che non furono. Le vite impossibili di Greta Wells parte da un’intuizione geniale (quelle che: ma perché non l’ho scritto io?), purtroppo non sempre sostenuta dalla narrazione. Resta una lettura molto piacevole, ma a tratti un po’ pasticciata. Archiviato sotto Grande Occasione Persa.
Le scelte che non hai fatto lo inizio oggi. Sono molto d’accordo con le interviste che ho letto dell’autrice, Maria Perosino, scomparsa il 16 giugno, proprio il giorno di uscita del libro. Le scelte che non fai plasmano la tua vita come e più di quelle che fai. E sì, decidere di non scegliere è una scelta. Sono molto curiosa.
La moglie e Il figlio sono capitati vicini nella pila per caso, ma a leggerli così sembra fatto apposta. Comunque La moglie ancora non l’ho letto, me ne dicono un gran bene.
Il figlio di Meyer mi è piaciuto tanto. Puro entertainment, ma di ampio respiro. Intreccio vero, ben costruito, che racconta le vite di tre generazioni texane, fra Comanche, bisonti, guerre e pozzi di petrolio. Paesaggi tratteggiati alla perfezione, sembra di vedere la prateria che si muove davanti ai tuoi occhi. Ora mi compro anche Ruggine, è deciso.
Il caso Eddy Belleguele secondo me è stato un po’ sopravvalutato. Ne ho apprezzato il valore documentaristico, il dipingere una società francese squallida e disperata, che nella mia esterofilia non immaginavo. Per il resto, più pompato che reale.
Infine, fateci ridere, per favore: La crisi è finita di Spinoza e il libro di Diecimila.Me – La vita è bella ma non ci vivrei – per chiudere in leggerezza.
[Siete arrivati in fondo? Chapeau. Digerite questi, che poi arrivano quelli per bambini]
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