Ogni tanto a fare questo mestiere s’impara anche qualcosa.
Tipo, a leggere le etichette.
Non solo dei cibi, per verificare ad esempio che lo strillo “Biologico” non sia solo una bieca operazione di marketing.
Ma anche e soprattutto dei cosmetici.
Ad esempio, ho imparato che tantissime creme di uso comune, che si trovano in profumeria o al supermercato, contengono petrolati, ossia derivati del petrolio, come l’olio di paraffina. Fra l’altro, sono comedogeniche, ossia fanno pure venire i punti neri.
I siliconi invece, mi dice la dermatologa Riccarda Serri, attentissima agli effetti dei cosmetici sull’ecosistema ambientale, oltreché cutaneo, piacciono perché “riempiono” rughette e imperfezioni, e quindi danno un aspetto vellutato. Ma in realtà , oltre a essere totalmente sintetici, soffocano la pelle con un velo occlusivo, rendendola asfittica.
La soluzione per non farsi fregare troppo dalle multinazionali dei cosmetici sarebbe imparare a leggere l’INCI di un prodotto riportato nell’etichetta, ossia International Nomenclature of Cosmetic Ingredients, l’elenco delle materie prime utilizzate in cosmesi secondo una nomenclatura standard.
Si può partire dall’ottimo sito Sai cosa ti spalmi , curato da Barbara Righini, pieno di consigli e spiegazioni davvero for dummies. E procedere con il Biodizionario curato da Fabrizio Zago, chimico industriale e consulente per varie aziende sensibili all’ecologia. Con pazienza certosina, Zago ha catalogato circa 5000 sostanze che possono essere impiegate nella produzione di cosmetici.
Non è facile: i nomi sono spesso incomprensibili, ci vuole tempo e voglia, mentre il mantra di tutte noi è sempre il, solito “Nonhotempononhotempononhotempo”, mentre riempiamo freneticamente carrelli del supermercato.
Una cosa rapida che si può fare però, perfetta per quando si compra un cosmetico sedicente “verde” o “naturale” è verificare se il principale ingrediente “strillato” in etichetta (e che dà quell’allure di “naturale” appunto che spesso ci convince ad acquistarlo) è citato anche tra i primi ingredienti dell’INCI. L’INCI di ciascun cosmetico elenca infatti gli ingredienti di cui quel cosmetico è composto in ordine decrescente. Con un’occhiata potete quindi accorgervi se quella “crema alla papaia”, la papaia l’ha vista solo in fotografia.
In alternativa, si possono scegliere solo cosmetici certificati Aiab-Icea, per essere certe di acquistare prodotti non Ogm, che rispettano le norme internazionali e nazionali vigenti in materia, a base di ingredienti da agricoltura biologica, imballato in confezioni riciclabili non dannose per la salute, ma soprattutto che non contengono una delle 1350 sostanze chimiche considerate “a rischioâ€, ovvero dannose per l’ambiente o per la pelle.
Cercare il bollino Aiab su un vasetto di crema si può fare anche se si ha fretta, su.
Notizie importanti e scelte che dovremmo fare senza avere in testa il “mantra”…andrò sul sito che consigli.
Io uso pochissimi cosmetici e cerco di prenderli tra quelli definiti “naturali” ma in realtà mi viene molto difficile leggere la composizione di essi.
Buonanotte!
Anna :)
che brutta scoperta! :o(
i prodotti comprati spacciati per naturali lo sono solo alla lontana, tra un elemento da bollino rosso del biodizionario ed un altro
al prossimo acquisto cerco il bollino Aiab o mi porto il dizionario in tasca :o)