…pensiamo ai terribili Cristi spagnoli, che abbiamo ereditato con piaghe e tutto, con pustole e tutto, con cicatrici e tutto, con quell’odore di candela, di umidità , di stanza chiusa che hanno le chiese…
Anche quei Cristi sono stati in dubbio fra essere uomini ed essere dèi… Per farli uomini, per avvicinarli di più a coloro che soffrono, alle partorienti e ai decapitati, ai paralitici e agli avari, alla gente di chiesa e a quella che circonda le chiese, per renderli umani, gli scultori li hanno coperti di piaghe orripilanti, finché tutto questo si è trasformato nella religione del supplizio, nel pecca e soffri, nel non peccare e soffri, nel vivi e soffri, senza nessuna possibilità di scampo…
(Pablo Neruda, Confesso che ho vissuto).
Era Pasqua, non avevo connessione internet e in due giorni ho divorato l’autobiografia di Neruda. E, propio a Pasqua, mi sono trovata a leggere il pezzo che riporto sopra. Forse per caso, forse no.
Io l’ho letta a 18 anni e riletta pochi anni fa. Ogni pagina fa riflettere.