Preparo la carne al vapore per la pappa di Beatrice. Non è certo la prima volta.
Eppure oggi, mentre alzo il coperchio per controllare la cottura, il fumo denso mi colpisce il naso con una violenza nuova e lì, in piedi in cucina, un coperchio trasparente in mano, le narici piene, mi si apre un varco nel tempo e vedo.
Vedo un contenitore termico rotondo, bianco e verde muschio, il tappo a vite, dal quale si sprigionava lo stesso identico odore.
Sono all’asilo, sono piccola, ho un grembiulino nero e un fiocchetto rosa sottile e sempre storto, la frangetta tagliata corta, il caschetto biondo. Rivedo le pareti del refettorio (il refettorio! Che parola antica, malinconica, che sa di pane e minestra), i disegni appesi con le puntine, sento il vociare di bambini e il fruscio delle gonne delle suore, nere e rigide. Vedo il volto di suor Elena che mi sembrava altissima, imponente. L’odore della fettina al vapore si mischia con quello del minestrone, vedo i fagioli che schiacciavo nel piatto a farne una farina pastosa. Vedo gli occhi azzurri liquidi e infossati, il volto pieno di rughe di suor Maria, che pareva vecchissima e probabilmente lo era, alta poco più di noi bimbi, imbozzolata nel velo nero.
Vedo le panche disposte a quadrato nell’ingresso, dove aspettavamo le mamme quando erano in ritardo, e la mia giura di essere stata in ritardo solo due volte, e ora che sono madre credo sia andata davvero così.
Ma a me sembrava di aver atteso ore, giorni e settimane su quelle panche insieme a suor Maria, mentre le bidelle facevano le pulizie, gli ultimi bambini sciamavano e pensavo che l’asilo avrebbe chiuso le porte e io sarei rimasta lì per sempre, il cestino sulle ginocchia, i piedini che non toccavano terra, lo sguardo sperso.
Sono ancora in piedi in mezzo alla cucina, il coperchio in mano. Mi sa che la carne è stracotta, mi sa che oggi ti tocca l’omogeneizzato, Bea, ma la mamma s’è persa nell’odore dei ricordi.
Che bello perdersi nell’odore dei ricordi.
Ho anch’io vaghi ricordi dell’asilo, soprattutto i colori, dei grembiuli, dei giochi e delle pareti. Ricordo il verde e il giallo. Ricordo le brandine per il sonnellino dei pomeriggio, e io che facevo le bolle con la saliva.
se non fossi di Varazze potrei pensare che hai frequentato le gianelline a Chiavari
Anche io ho fatto l’asilo dalle suore ma lo ricordo come un incubo. Non tanto per l’asilo in sè o perchè mia madre tardasse a riprendermi, proprio per le religiose, che erano cattivissime! Mi hanno lasciato adosso un senso di ostilità verso il clero che mi porto appresso tutt’oggi…
Io invece ho fatto tipo un anno di asilo dalle maestre “laiche” che ricordo con terrore, cattivissime, donnine frustrate e tremende,che si sfogavano con i bimbi; io ero un po’ timidina e molto educata (se no a casa erano ramazzate!) e mi prendevano in giro chiamamdomi “miss piagnona”!Vi rendete conto, una maestra che sfotte una bimba di neanche 4 anni?Ora ti darebbero l’ergastolo!!!Poi mi chiudevano nello sgabuzzino perchè non volevo mangiare il budino a merenda!In tema di odori ricordo infatti benissimo quello di polvere mentre ero chiusa la!Poi la mia mitica nonna si è incazzata come una bestia, mi è venuta a prendere, a preso a sberle e calci in c…o ben 2 maestre su 4, dopodichè ho dovuto andare in un altro asilo, dalle suore che ricordo con tanto piacere!!!Buone e sempre sorridenti, ci davano anche i cioccolatini e leggevano la fiaba prima del riposino pomeridiano!!!Un’idillio in confronto all’Alkatraz di prima!
Come le madeleinette di Proust :-*
Mitì: esattamente così :-)
Ho rivisto pochi anni fa una delle mie maestre “aguzzine” dell’asilo, ha avuto un sacco di sfighe, è diventata alcolista, ha avuto un trapianto di fegato e ha pure tentato il suicidio, ho pensato che magari era pure un po’ colpa mia e di mia nonna con tutti gli accidenti che le abbiamo mandato ai tempi…spero di no comunque..però un po’ in colpa mi ci sono sentita…
CHE BELLO!!!L’ODORE DEI RICORDI…
Che bellissimo post.
(E “refettorio”, uh, che parola antica eppur familiare!)