Una cosa importante che mi ha spiegato Silvia Avallone

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Qualche giorno fa ho collaborato a organizzare un incontro fra la scrittrice Silvia Avallone e una ventina di blogger, per l’anteprima del suo nuovo romanzo Marina Bellezza (che mi è piaciuto, ma ne parleremo nel prossimo Post del Comodino).
Fatto il disclaimer, posso dirvi che ho trovato una persona deliziosa, generosa e appassionata nel raccontare la storia di Marina e Andrea, diretta e immediata, per niente autrice su piedistallo. Cosa rara in generale e ancora di più se si pensa al numero di copie che ha venduto; ho conosciuto oscuri scrittori atteggiarsi a Grande Letterato e sbuffare a ogni copia firmata, per dire.
Silvia invece ha finito di firmare le copie, fra cui la mia, in piedi in via Solferino (vedi foto in alto), perché era così tardi che ci hanno cortesemente invitati a liberare la sala Montanelli per la chiusura serale.
Se volete sapere com’è andata la serata (bene!) qui c’è lo Storify, mentre qui un bel ritratto della scrittrice, di Gabriele Ferraresi.
Quello che mi interessa aggiungere, però, è che con i suoi 29 anni e i suoi piedi per terra, Silvia mi ha fatto riflettere su una cosa, una di quelle che mi gira in testa da un po’, da quando il multitasking e il tempo liquido e l’always on e l’iperconnessione eccetera decidono del mio tempo e della mia vita (io decido che decidano, certo; altrimenti cadiamo nella retorica giornalistica tipo “Montagna killer” o “Fiume assassino” ossia, è sempre colpa delle cose, degli altri, delle contingenze, mai nostra; ma insomma, avete capito.)
Già durante la sessione di domande e risposte con i blogger aveva sottolineato la sua calma nel fare le cose, il suo prendersi del tempo per riflettere, il suo chiudersi in una stanza quando deve scrivere, senza distrazioni di qualunque genere. Non è su twitter, ha una pagina facebook molto vivace ma che aggiorna poco quando è impegnata con la scrittura, ha girato sì l’Italia per promuovere Acciaio e il film che ne è stato tratto, ma poi ha detto basta e per un anno e mezzo ha rifiutato ogni impegno per dedicarsi solo alla scrittura del nuovo libro (“Non chiamiamolo secondo; ogni libro è un nuovo inizio”, ha aggiunto).
Mentre mangiavamo una pizza, mi ha raccontato che questo è il suo modo di vivere, non solo di lavorare: prendendosi il giusto tempo per fare le cose e facendo, soprattutto una cosa alla volta. Alla faccia del multitasking e della sua età, che la vorrebbero magari ansiosa e frenetica, appendice del suo smartphone. A me, socialqualunquecosa-addicted e scaricatrice compulsiva di email, è sembrata così saggia e rassicurante da fare invidia. Così certa di quello che le serve per rendere al meglio, così intelligente da metterlo in pratica.
E lo so, magari state pensando: “Certo, lei è Silvia Avallone, se lo può permettere, di fare le cose con calma”, ma vi rigiro la domanda:

Se non si fosse presa il suo tempo, non avesse creduto fermamente in quello che faceva, non avesse rifiutato distrazioni e altri impegni, anche interessanti, per non disperdere l’energia in mille rivoli, se non fosse rimasta concentrata su un obbiettivo – uno, grande, forte – sarebbe diventata Silvia Avallone?

4 thoughts on “Una cosa importante che mi ha spiegato Silvia Avallone

  1. Interessantissimo. Ci sto riflettendo molto su, in questi giorni, e mi sa che rallentare è la cosa più intelligente da fare. Ne riparliamo tra un po’.

  2. Infatti. Continuo a chiedermi come facciano tanti scrittori e altri intellettuali a trovarsi perennemente online. E più li vedo online, più mi passa la voglia di leggerli. Dove trovano il modo di concentrarsi seriamente sul loro lavoro?

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